mercoledì 11 novembre 2009

La Trespa in vetrina





Di tutte le Trespe finora ospitate in questo blog, questa è senz'altro la più antica. È del 1961, secondo le tabelle di Targhe a Roma. In quell'anno, e per qualche tempo ancora, le targhe motociclistiche (soprattutto grazie alla Vespa) avevano una numerazione superiore a quella delle automobili; così la Vespa è diventato uno dei simboli di questo paese. Ancora pochissimi anni fa, quando stavo in Francia, una pubblicità di non mi ricordo quale prodotto, incentrata sul vivre à l'italienne presentava la classica coppietta su una Vespa, nel centro di Roma; e la Vespa non era di quelle nuove. Tant'è vero che, oggi, la Piaggio le rifà finte vecchie.

A dire il vero, me lo aspettavo prima o poi di vederne una ingabbiata in una vetrina, a far da acchiappaconsumatori per qualche articolo da vendere. Chi non si fermerebbe davanti a una vetrina che espone una cosa del genere? Tirata a lucido, fornita di gadgets, sapientemente sistemata in una posa plastica...nulla da dire, fermarsi cinque minuti ad ammirarla è del tutto naturale.

Forse sarò io innaturale, io che pure mi sono fermato appositamente per fotografarla nella sua bella vetrina luccicante. Eppure, mentre lo facevo, scuotevo il capo e pensavo a quanto mi sarebbe garbato di più vederla a casaccio, magari anche ammaccata, impolverata e con tutti i segni del tempo, a giro in una stradaccia qualsiasi di periferia. Come tutti gli altri automezzi del TB, acchiappati per definizione nella loro vita quotidiana. "Come avessero messo la nonna in vetrina", mi dicevo. Una bellissima nonna, di quelle anziane che fanno girare la testa ai giovani più delle ragazzine; e, infatti, in quella vetrina mica ci hanno messo uno scuterone del cavolo. Ci hanno messo una Vespa del '61.

Non ho, però, nessuna velleità (né voglia) di fare, o di giocare a fare, l'ultimo romantico in città o roba del genere. Ho fotografato e basta, senza alcun dubbio o ripensamento. Una trespa del genere deve starci per forza, qui. Ma mi sentivo un po' come uno allo zoo. Bella forza a fotografare la tigre in gabbia. Sono bravi tutti. E quante tigri a quattro o due ruote mi siano sfuggite, non lo potete nemmeno immaginare. Questa non poteva sfuggirmi, eppure mi sarebbe piaciuto che, all'improvviso, si fosse messa in moto da sola, avesse sfondato la vetrina e se ne fosse andata via nella notte, carburandomi una risata e lasciandomi a fotografare un acuminato buco nel vetro.