mercoledì 4 novembre 2009

Le tregge dell'Alluvione


A vederle tutte insieme in questa foto, ci sarebbe quasi da fare un Treggia's Blog a sé stante: Fiat 1100, una bellissima Giulietta coupé che a vederne una ora per strada c'impazzirei, Cinquini allora nuovi o seminuovi, Fiat 600 e, sulla sinistra, persino una Prinz. Ma tutte queste macchine, queste tregge nel senso più nobile del termine, sono scomparse assieme, in un dato giorno: il 4 novembre 1966. L'alluvione di Firenze, di cui oggi ricorre il 43° anniversario. La foto è stata scatta, presumibilmente, il 5 novembre in piazza Santa Croce, allora aperta alla circolazione. Le acque dell'Arno si erano ritirate lasciando un'altra alluvione, ma di fango.

Le statistiche dicono che a Firenze e dintorni, in quei giorni, morirono circa 10.000 automobili. Senza naturalmente scordare mai le 35 persone che scomparvero in quella catastrofe. Ma le automobili fiorentine, quelle che in questo blog vado ricercando più di quarant'anni dopo come superstiti, sono state comunque un simbolo. A partire da quelle, sommerse, trascinate vie, accartocciate, a centinaia, che si vedono nel famoso documentario narrato da Richard Burton:


O in quest'altro filmato, realizzato con la stupenda colonna sonora del film Goodbye Lenin:



Lungarno degli Archibusieri, ore 7,26 del 4 novembre. L'Arno rompe. C'è una 500 parcheggiata proprio sotto alla spalletta; inizia la sua agonia, così come quella della grossa automobile (americana, tedesca?) parcheggiata sul lato di Piazza dei Giudici:




La 500 verrà poi ripresa, in altre foto, sempre più sommersa dalle acque fino a intravederne soltanto la superficie del tetto.

Le ritrovarono, qualunque colore avessero avuto, tutte sconciate di melma e di nafta, inservibili, in posizioni incredibili come questa 1100, mentre alcune persone cercano di tirare via una Giulia e sullo sfondo si intravede una Fiat 850 coupé:

E anche piazza della Signoria, trasformata in cimitero delle macchine attorno a Palazzo Vecchio, attorno alla statua di Cosimo a cavallo:

E così se ne andarono, messe in uno strano moto senza regole. L'acqua riuscì ad azionare i contatti elettrici, così che, mentre venivano portate via, dalle vie della città sommersa si sentivano agghiaccianti rumori di claxon.

Quando vedo, oggi in una strada, una macchina che, per la sua targa, poteva essere stata presente quel giorno maledetto, un pensiero va anche a loro. Le vittime umane, e i capolavori artistici perduti o gravemente danneggiati: a loro, certamente, agli incroci della Storia, va la precedenza.