lunedì 7 marzo 2011

Economie bavaresi (FF/31)



Questa è una BMW 700 CS del 1960. Ed è bene non lasciarsi troppo ingannare dalle apparenze "sportiveggianti": nonostante, adesso, il marchio BMW rimandi a autovetture (e motociclette) grosse, potenti, "di classe" eccetera eccetera, non è stato sempre così. Il modello 700 (di cui la versione CS era, appunto, il coupé "sportivo") fu anzi pensato come vettura economica, e montava un motore boxer di derivazione motociclistica.

Nel 1959, quando iniziò la produzione della 700 (la cui carrozzeria fu progettata da un italiano, Giovanni Michelotti), la BMW era in una crisi profonda e stava rischiando di chiudere i battenti. La Germania ancora non si era risollevata del tutto dopo la catastrofe della II guerra mondiale, e la scelta industriale di continuare a produrre grosse berline di lusso stava rivelandosi catastrofica quanto la guerra; semplicemente, i tedeschi degli anni '50 simili vetture non potevano permettersele. Inoltre, il tentativo di esportarle negli USA fu un fallimento: in quel periodo, qualsiasi cosa venisse dalla Germania non era molto gradita oltreoceano, e ci vollero il Maggiolino e il Transporter per far cambiare idea agli Amerikaner.

Fu proprio grazie a due modelli economici, il primo dei quali si chiamava curiosamente "600", che la BMW riuscì a risollevarsi e a tornare nel suo segmento storico. Modelli economici in Germania, va detto; in Italia, invece, non ebbero successo alcuno perché, a causa delle tasse di importazione (e forse perché anche qui da noi non c'era un grande amore per le tedescherie), la 700 costava una fratta di soldi -956.000 lire la berlina a addirittura 1.235.000 lire la versione CS qui raffigurata; vale a dire tanti quattrini all'epoca)-. Questo fa sì che una BMW 700 sia una vettura assolutamente rara, e le economie bavaresi degli anni '50 e '60 si sono trasformate, come di consueto, in vagonate di svànziche. Ach so.