martedì 1 marzo 2011

Metti un triciclo a primavera



Il primo marzo è, per me, sempre un giorno molto atteso e particolare. È il giorno in cui, per decreto, l'inverno è passato; e poco importa se oggi, a dire il vero, qui a Firenze è una giornata ancora decisamente invernale, bigia e con un vento diaccio di tramontana che a pigliarlo d'infilata sega le ossa. In ogni caso, un altro inverno è alle spalle, e i freddi possono prepararsi a andare tranquillamente a rintanarsi nell'emisfero sud.

Come ogni anno, sul TB festeggio il primo marzo con qualcosa di molto particolare. Una minicar, quest'anno; o meglio, per attenersi alla denominazione ufficiale, un quadriciclo (o triciclo nel caso delle tre ruote). Ora sono diventate di moda le minicar, specialmente perché si possono guidare a partire dai 14 anni (come i motorini), servendo così a far spiaccicare ulteriormente gli adolescenti che già, in abbondanza, si spiaccicano con scooter che sembrano diventati mostriciattoli a du' rote. Le minicar d'oggigiorno, nonostante la motorizzazione ufficiale do 50 (o 45) cc, sono diventate delle vere e proprie automobili con targa da motorini; caso, credo, unico in Europa e forse nel mondo. Mi ricordo che in Francia e in Svizzera hanno normalissime targhe automobilistiche, e che per guidarle ci vogliono diciott'anni come dovunque; ma si sa che in Italia si vuol essere sempre italiani, e non c'è niente da fare. Anche perché i frontali si fanno lo stesso, e fare un frontale con uno di questi troiaietti non è cosa da poco, purtroppo. Senza contare che costano generalmente più di una Panda e i motori vengono spesso stratruccati; insomma, da un lato si manda in galera uno perché ha bevuto mezzo dito di vino in più e lo si bolla come briaco assassino, e dall'altro si mandano in giro quindicenni su delle macchine (perché macchine sono) pericolosissime e affidate appunto al cervellino di un adolescente. La famosa italica coerenza, oppure più semplicemente l'individuazione di un mercato. E al mercato non importa nulla se il tuo rampollo si trasforma in poltiglia.

Ma le minicar non sono saltate fuori dal nulla. Esistono da decenni. Prima, spesso e volentieri, era la tipica macchinina dell'anziano al quale non era stata rinnovata più la patente; e allora si comprava il quadriciclo, che essendo ufficialmente un motorino a quattro ruote si poteva guidare senza patente. Un'altra assoluta genialata, insomma; ma almeno l'anziano la patente la aveva avuta magari per cinquant'anni, e un po' sapeva come destreggiarsi. Nel mercato delle minicar italiane si distingueva (e tuttora si distingue) la Casalini di Piacenza (toh!), ma esistevano diverse altre officine meccaniche che producevano quadricicli e, soprattutto, tricicli. Questo qui che vedete nelle foto è appunto un triciclo, di marca perlomeno a me ignota, beccato oggi al volo sui viali a Firenze. Alla guida, un compassatissimo anziano che se la cavava con freddezza e nonchalance in mezzo al traffico di mezzogiorno, tra autobus di 18 metri e mastodontici pullman turistici.

Trovare una minicar intreggita non è assolutamente comune. Data la presa al volo, non si legge benissimo la targa ma ve la dico io: LU 92340. Significa che il triciclo è superiore ai 50 cc, (ed è quindi ufficialmente un motociclo), che ci vuole la patente per guidarlo, e che è del 1984. E ventisette anni per un triciclo non sono pochini; la carrozzeria è in plastica. Insomma, un modo un po' insolito per cominciar la primavera. E due foto che vi mostrano anche un documento quasi unico: mi trovavo oggi, scarrozzato da un amico. E quindi, nello specchietto retrovisore del suo automezzo, potete vedere nientepopodimeno che il vostro Treggista Preferito® mentre sta fotografando la treggia al volo!