venerdì 29 aprile 2011

Fischia il vento, amici miei




Per comprendere bene questo post, e il suo titolo, bisognerà dapprima ricorrere ad un altro post, tratto da un altro componente dell'Asocial Network: esattamente questo. Venticinque aprile, piazza Santo Spirito, Firenze: nel bel mezzo della festa popolare per la Liberazione. Insisto sull'aggettivo: in quella piazza, vero cuore dei quartieri di Santo Spirito e San Frediano, non si riunisce la Firenze istituzionale e paludata. Non ci sono "tricolori", ma bandiere rosse e rossonere (non del Milan: anarchiche!); ed è bene capire definitivamente che il Treggia's Blog è anche parte di questo mondo e di questa idealità. Non se ne adombrino gli eventuali lettori e le eventuali lettrici che non vi si riconoscano affatto: potranno pur sempre godersi le tregge senza problemi, e con il mio rispetto. Ma in una persona, qualsiasi cosa ella faccia, nulla può essere separato; neppure le vecchie autovetture che vado fotografando e raccogliendo qui oramai da quasi due anni, coi relativi commenti.

L'autovettura che qui vedete, una Lancia Fulvia imperiese (sarà di Oneglia, di Porto Maurizio, di Sanremo o di chissà dove?) del 1974, esemplifica alla perfezione tutto ciò. Innanzitutto, va detto che pur essendo il sottoscritto presente alla festa con tanto di bicchiere al collo (recante un pugno chiuso, una stella e un nastrino rosso), la scoperta, o "agnizione", è stata fatta da una vecchissima conoscenza di questo blog, ugualmente presente alla festa: l'impareggiabile Dora. Tra parentesi: pur non parlandone spesso qui dentro, una delle cose più belle del TB (e delle quali vado più fiero) è che, oramai, tra gli aficionados si sono sviluppate relazioni di autentica amicizia personale. Vale per Dora come per Cristina la Meharista, i "Caporniani", Fabrizio di Genova e gli altri. Insomma, per farla breve, mentre io e la Dora ci aggiravamo per la piazza, costei mi ha detto testualmente: "Oh, Riccardo, quella naturalmente la avrai già vista e fotografata..."


E invece no. Non l'avevo né vista e né fotografata. Non so esattamente da dove fosse arrivata, sistemandosi esattamente davanti alla lapide che ricorda il luogo dove fu ucciso il capo partigiano Aligi Barducci, detto Potente:


Quasi, insomma, come se la treggia fosse arrivata in punta di ruote per offrire anch'essa il suo omaggio a chi si era immolato per la Libertà dal nazifascismo. Una vettura nata di alta classe come la Fulvia, poi col tempo passata alla causa del popolo, e trasformatasi in vettura popolare per portare barili di vinaccio (o di esplosivo?). Piratizzata, ecco, questo è il termine esatto.


Anche lei a far fischiare il vento e urlare la bufera; e siccome una macchina non ha certo le scarpe, sane o rotte che siano, il suo eppur bisogna andar lo ha affidato ai suoi nobili segni del tempo trascorso:




E se la coglie la crudele morte, dura vendetta verrà dal Treggista verso chi avrà osato mandarla allo sfascio; il Treggista è per natura anti(s)fascista! Ormai sicura sarà la dura sorte dell'incauto e vil rottamator!

E non è tutto. Qui siamo nella Firenze che (r)esisterà sempre. Nella Firenze di Mario Monicelli. La vettura, oltre che davanti alla lapide di Potente, si trova davanti alla casa del barista Necchi, nella stessa piazza dove vengono fatti i funerali al Perozzi. Per questo sì che fischia il vento, amici miei. Fischia e, se tanto mi dà tanto, non passerà molto che spazzerà via parecchie cose.