Dire che ho orari strani è poco. I miei orari sono semplicemente folli. E contraddittori: amo visceralmente il sole e l'estate, ma praticamente vivo e lavoro di notte. Il famoso maestro di biliardo nottambulo di Fantozzi, a me mi fa un baffo con i suoi appuntamenti alle 3 di notte: a quell'ora lì, quando stavo a Imola tant'anni fa, ho dato a un tizio un appuntamento di lavoro davanti alla stazione, arrivando mentre batteva una scossa di terremoto. Alle 3 di notte a volte ceno. Poi mi fo il caffeino e vo avanti fin quando la città è bella sveglia e attiva. Allora vo a letto. Mi consolo, e dimolto, pensando che Il mattino ha l'oro in bocca è l'unica frase scritta dal sig. Jack Torrance in Shining; e tutti sapranno com'è andata a finire, a quel signore lì.
Verso l'alba, che di questa stagione fa presto assai, mi pigliano a volte i sensi di colpa, però. Dopo aver passato la notte a tradurre e a fumare come una ciminiera, verso le cinque o le cinque e mezzo penso seriamente che dovrei andarmene a dormire. Ma non ho il benché minimo sonno. Sveglio e fresco come una rosa. Ma sì, va'; pigliamoci una pausa, ché l'alba è sempre un gran spettacolo. Specialmente se, proprio all'alba, viene in mente di fare un piccolo giretto per tregge, qui in zona, dietro casa. "Un quarto d'ora e come la va, la va", mi sono detto; e la m'è andata dimolto bene, perché a trecento metri guardate un po' cosa ho trovato. Pure con la targa di Bologna, nella fioca luce dell'aurora (che a me viene sempre da scrivere ABPOPA, con il relativo e malcelato sogno di cannoneggiare il Palazzo d'Inverno). Come se non bastasse, pure d'un verde smeraldo da smeraldare tutta la giornata.
Verso l'alba, che di questa stagione fa presto assai, mi pigliano a volte i sensi di colpa, però. Dopo aver passato la notte a tradurre e a fumare come una ciminiera, verso le cinque o le cinque e mezzo penso seriamente che dovrei andarmene a dormire. Ma non ho il benché minimo sonno. Sveglio e fresco come una rosa. Ma sì, va'; pigliamoci una pausa, ché l'alba è sempre un gran spettacolo. Specialmente se, proprio all'alba, viene in mente di fare un piccolo giretto per tregge, qui in zona, dietro casa. "Un quarto d'ora e come la va, la va", mi sono detto; e la m'è andata dimolto bene, perché a trecento metri guardate un po' cosa ho trovato. Pure con la targa di Bologna, nella fioca luce dell'aurora (che a me viene sempre da scrivere ABPOPA, con il relativo e malcelato sogno di cannoneggiare il Palazzo d'Inverno). Come se non bastasse, pure d'un verde smeraldo da smeraldare tutta la giornata.