Il "comune sparso" di Mignànego, nell'alta Val Polcevera (provincia di Genova), ha, secondo Wikipedia, tremilasettecentoventisette abitanti. Nello stesso articolo si dice che ha origini antichissime, e ne sono assolutamente certo: lo stesso nome del torrente Polcevera è con tutta probabilità uno dei rarissimi resti dell'antica lingua Ligure (significherebbe "colui che porta i salmoni", da *porko-bhera, ove *porko- è il salmone -detto anche "pesce porco"- e *bhera è la radice indoeuropea del verbo "portare", latino fero, greco φέρω, gotico baíran, inglese bear). Certo, a vedere ora il Polcevera si stenterebbe a credere che qualche migliaio d'anni fa ci fossero i salmoni liguri; tira via a Pontedecimo, ma in Genova al massimo ora può portare dei bacteria coli di dodici chili.
Insomma, fra salmoni, alte valli, etimologie e i suoi 3727 abitanti, Mignanego si gode la sua splendida posizione e, soprattutto, le fruttuose gitarelle del nostro amico Fabrizio, alla ricerca di autovetture antiche almeno quanto il nome del Polcevera. Bingo. Mignanego entra de iure nell'Olimpo Treggista con la macchina che vedete qui raffigurata, e soprattutto con la sua targa.
Anche senza la targa che ha, sarebbe comunque una treggia più che notevole: una Fiat 500 C del 1950, e mica le son seghe. Una che può fregiarsi del titolo di Topolino assieme alla sua predeceditrice (che sarebbe il femminile di predecessore, tiè!), la 500 B a "balestra corta". Poi, beh, la targa. Una di quelle per cui un Cacciatore di Targhe sarebbe disposto a vendere per tremila lire sua madre a un nano, tanto per utilizzare le parole di un altro Fabrizio di Genova; le sei cifre tutte uguali sono pura poesia immatricolatoria, e mi ricordo ancora con le làgrime agli occhi quando, la scorsa estate, mi sfuggì sotto il naso, vicino alla Certosa di Firenze, una Balilla ritargata sì, ma ritargata PI 444444*. Tornai a casa e mi cucinai i coglioni con contorno di fave, innaffiati da un ottimo Chianti. Pazienza. Il Dio dei Bivi m'aiuterà, se vorrà, a ribeccarla. Nel frattempo, sarà bene godersi una foto ravvicinata della targa, dato che Fabrizio è un ragazzo meticolosissimo e si è reso ben conto del capolavoro che aveva trovato a Mignanego:
Bene. Espressa nei termini più chiari possibili l'autentica e rodente invidia che mi ha colto nei confronti dell'ignoto mignaneghese che possiede 'sta macchina e 'sta targa (oppure del torinese che smignanegheggia a gogò a bordo della Topolino del '50), sarà bene vederne anche l'interno; l'invidia si attenua un po' considerando che non ci entrerei mai nemmeno se mi pigiassero, oppure non ne uscirei mai e un giorno ci troverebbero dentro le mie ossa (degna tomba, comunque, per un Treggista!):
Si noti, tra le altre cose, che la Topolino undici-undici-undici si trova in un comunissimo e rustico parcheggio di paese, tra Pande e quant'altro: segno rassicurante del suo comune utilizzo come mezzo di trasporto. E per finire, un'ultima visione posteriore con la targa indimenticabile, a contrasto con un'insulsa vettura di questi rii tempi:
*Mi informa Mark B., che pure ha visto questa autovettura, che si tratta di una Balilla, e non di una 509. Purtroppo ho avuto modo di vederla solo per pochi secondi, mentre mi sfilava davanti in direzione contraria alla mia...
Insomma, fra salmoni, alte valli, etimologie e i suoi 3727 abitanti, Mignanego si gode la sua splendida posizione e, soprattutto, le fruttuose gitarelle del nostro amico Fabrizio, alla ricerca di autovetture antiche almeno quanto il nome del Polcevera. Bingo. Mignanego entra de iure nell'Olimpo Treggista con la macchina che vedete qui raffigurata, e soprattutto con la sua targa.
Anche senza la targa che ha, sarebbe comunque una treggia più che notevole: una Fiat 500 C del 1950, e mica le son seghe. Una che può fregiarsi del titolo di Topolino assieme alla sua predeceditrice (che sarebbe il femminile di predecessore, tiè!), la 500 B a "balestra corta". Poi, beh, la targa. Una di quelle per cui un Cacciatore di Targhe sarebbe disposto a vendere per tremila lire sua madre a un nano, tanto per utilizzare le parole di un altro Fabrizio di Genova; le sei cifre tutte uguali sono pura poesia immatricolatoria, e mi ricordo ancora con le làgrime agli occhi quando, la scorsa estate, mi sfuggì sotto il naso, vicino alla Certosa di Firenze, una Balilla ritargata sì, ma ritargata PI 444444*. Tornai a casa e mi cucinai i coglioni con contorno di fave, innaffiati da un ottimo Chianti. Pazienza. Il Dio dei Bivi m'aiuterà, se vorrà, a ribeccarla. Nel frattempo, sarà bene godersi una foto ravvicinata della targa, dato che Fabrizio è un ragazzo meticolosissimo e si è reso ben conto del capolavoro che aveva trovato a Mignanego:
Bene. Espressa nei termini più chiari possibili l'autentica e rodente invidia che mi ha colto nei confronti dell'ignoto mignaneghese che possiede 'sta macchina e 'sta targa (oppure del torinese che smignanegheggia a gogò a bordo della Topolino del '50), sarà bene vederne anche l'interno; l'invidia si attenua un po' considerando che non ci entrerei mai nemmeno se mi pigiassero, oppure non ne uscirei mai e un giorno ci troverebbero dentro le mie ossa (degna tomba, comunque, per un Treggista!):
Si noti, tra le altre cose, che la Topolino undici-undici-undici si trova in un comunissimo e rustico parcheggio di paese, tra Pande e quant'altro: segno rassicurante del suo comune utilizzo come mezzo di trasporto. E per finire, un'ultima visione posteriore con la targa indimenticabile, a contrasto con un'insulsa vettura di questi rii tempi:
*Mi informa Mark B., che pure ha visto questa autovettura, che si tratta di una Balilla, e non di una 509. Purtroppo ho avuto modo di vederla solo per pochi secondi, mentre mi sfilava davanti in direzione contraria alla mia...