Che Iddio de' Bivi faccia fare più spesso a Dora e INSCO di siffatte giratine negli uliveti e ne' campi. Quello che avvenne tra l'erba alta non posso dirlo per intero, cantava Fabrizio De André traducendo Le Gorille di zio Georges, ed è innegabile che lo spettacolo fu avvincente anche dal punto di vista squisitamente treggistico. Ha veramente ragione Mark B. quando afferma che le "tregge nei campi" sono le migliori: quasi fossero state piantate, e fossero passate alla natura. Sarà forse un discorso che alcuni troveranno controverso, perché abbandonare una macchina in mezzo a un campo non è forse il massimo della correttezza ambientalistica; però, ad un certo punto, le tregge lasciate lì sotto gli ulivi cominciano a far parte del paesaggio e gli danno, anzi, un tocco di inaspettata poesia.
Come non dirlo nel caso di questa seconda treggia dell'absonderliche Pärchen? Ci si potrebbe fabbricare tutta una storia. Prima di tutto, queste foto permettono di ristabilire un po' di sana giustizia nei confronti di un termine, Escort, che ultimamente è stato sia abusato, sia usato in un senso sgradevole e volgare (come sgradevole e volgare sa essere qualsiasi cosa contaminata dal Potere). Questa, invece, è una Ford Escort come si deve, di quelle di prima generazione. "Bombardata" da competizione, poi. Ora che dorme tranquilla nel suo uliveto, dove sarà opportuno lasciarla per l'eternità senza farle fare la fine del povero Ötzi strappato alle sue montagne dopo cinquemila anni, il Treggista Militante può sentire dentro di sé, assorto in contemplazione, l'antico rombo che ella dovette emettere quando solcava i gloriosi circuiti di Polcanto, quando partecipava al Grand Prix della Piana di Campi Bisenzio, quando si cimentava nella corsa in salita del Monte Morello, quando si lanciava possente nel rellì 'nternazzionale di Badia a Settimo. Col suo sponsor Tecnocolor fatto con le letteracce autoadesive, con Bado che ti spinge a camminare, col suo grigio topo e le strisce rosse e bianche: la poesia del motore di provincia, della Formula Presciutto Disossaho, della Pinzauti & Magherini Preparazioni, della Tecnocolor che probabilmente era un imbianchino industriale di Sant'Angelo a Lecore, della Casa del Popolo di Quinto Basso dove si studiavano le strategie e le tàttihe di corsa.
Dorme nell'uliveto, e le ulive le ci cascan sopra e si spiaccicano quando vien novembre. Chi le bruca e ci fa l'olio novo, gliene lascia qualcuna in ricordo di ben altro olio che pulsava nel motore rovente. Gli occhi attenti dei Treggisti la individuano, e la cantano.
Come non dirlo nel caso di questa seconda treggia dell'absonderliche Pärchen? Ci si potrebbe fabbricare tutta una storia. Prima di tutto, queste foto permettono di ristabilire un po' di sana giustizia nei confronti di un termine, Escort, che ultimamente è stato sia abusato, sia usato in un senso sgradevole e volgare (come sgradevole e volgare sa essere qualsiasi cosa contaminata dal Potere). Questa, invece, è una Ford Escort come si deve, di quelle di prima generazione. "Bombardata" da competizione, poi. Ora che dorme tranquilla nel suo uliveto, dove sarà opportuno lasciarla per l'eternità senza farle fare la fine del povero Ötzi strappato alle sue montagne dopo cinquemila anni, il Treggista Militante può sentire dentro di sé, assorto in contemplazione, l'antico rombo che ella dovette emettere quando solcava i gloriosi circuiti di Polcanto, quando partecipava al Grand Prix della Piana di Campi Bisenzio, quando si cimentava nella corsa in salita del Monte Morello, quando si lanciava possente nel rellì 'nternazzionale di Badia a Settimo. Col suo sponsor Tecnocolor fatto con le letteracce autoadesive, con Bado che ti spinge a camminare, col suo grigio topo e le strisce rosse e bianche: la poesia del motore di provincia, della Formula Presciutto Disossaho, della Pinzauti & Magherini Preparazioni, della Tecnocolor che probabilmente era un imbianchino industriale di Sant'Angelo a Lecore, della Casa del Popolo di Quinto Basso dove si studiavano le strategie e le tàttihe di corsa.
Dorme nell'uliveto, e le ulive le ci cascan sopra e si spiaccicano quando vien novembre. Chi le bruca e ci fa l'olio novo, gliene lascia qualcuna in ricordo di ben altro olio che pulsava nel motore rovente. Gli occhi attenti dei Treggisti la individuano, e la cantano.