Dicevo qualche post fa della mia tendenza a postare in pieno inverno alcune tregge fotografate invece nell'infuriare del solleone estivo; come tutti i Treggisti, sono un metereopatico e un fotodipendente (nel senso etimologico greco di φῶς, luce). Qui, poi, torno ad una pristina e sentita abitudine: quella delle tregge sotto casa. E qui, infatti, rieccoci all'Isolotto e a cento metri da casa mia, in una strada il cui nome assolutamente unico merita un accenno: si chiama infatti via Torcicoda. Anticamente, anzi, tutta la zona si chiamava "Torcicoda", e come tale è nominata persino nel Decamerone del Boccaccio. Questo perché l'Arno, formandovi l'isola dalla quale poi ha preso nome l' "Isolotto" (e tuttora vi è anche una "via delle Isole" che testimonia del carattere squisitamente insulare di tutto il circondario), si biforcava in un meandro dall'andamento assai tortuoso il quale, interrandosi, andò a formare proprio il tracciato di questa via antichissima che, con una metafora tipicamente fiorentina, venne chiamato "Torcicoda". Le due vie antiche dell'Isolotto sono appunto questa via Torcicoda e la quasi parallela Via del Palazzo dei Diavoli; poi tutta una serie di via dei Bassi, via Bassa, via del Pantano, via dello Scalo. Zona di fiume e di palude, come si può vedere. E di zanzare.
E qui s'è andata a impantanare, appunto, questa Fiat Ritmo 60 del 1982. Impantanata ammodino e si fa per dire, dato che è una delle "tregge storiche attive" del quartiere, una specie di nume tutelare che, col suo omino d'ordinanza alla guida (quello che a Bologna si chiamerebbe umarell), si vede sempre in giro, indefessamente. Treggia da trasporto, col suo regolare portabagagli da tetto che, un tempo, era una costante. Una di quelle tregge che, nel quartiere, ci sono da sempre e ci saranno per sempre; una presenza rassicurante e identitaria, il genius loci della vecchia Torcicoda. E', peraltro, proprio sulla strada del mio solito baretto di tutte le mattine; una treggia che odora di caffè, di chiacchiere con il barista palermitano, dell'amico senegalese, delle classiche imprecazioni perché fa troppo caldo o troppo freddo, del commento sul risultato della partita.