A parte le bagnoles françaises e qualche treggia teutonica, sono scarse le tregge con targa straniera presenti sul TB. Un po' perché le autentiche tregge che si sono sobbarcate un viaggio in Italia non sono molte, e un po' (tanto) perché a me le targhe non italiane fanno piuttosto caà'. Le targhe automobilistiche sono una delle due sole cose al mondo per le quali sono assolutamente nazionalista (l'altra sono le parole crociate): sostengo l'assoluta e intrinseca superiorità italiana. Le nostre vecchie targhe quadrate sono di una bellezza unica, oltre a permettere di risalire facilmente all'anno di immatricolazione di un automezzo. Anche per questo continuo a disprezzare le attuali targhe "alfanumeriche".
Prendiamo questa Lancia Appia reperita nel piazzale della Costoli, al Campo di Marte; con una targa italiana avrei potuto dirvi immediatamente di che anno è. Invece ha una targa austriaca (di Vienna) seguita da un blob indistinto di numeri e letteracce, che mi fanno gridare allo scandalo. Ad una vettura del genere dovrebbe essere impedito dal diritto internazionale di montare una targa che non sia italiana. Ma tant'è; una Lancia Appia, una delle quali ha avuto l'onore di essere la prima "treggia del logo" di questo blog, va comunque fotografata, ancorché viennese. Tanto più visto che si tratta di una Appia di prima serie, vale a dire del primo modello prodotto dal 1953 al 1959. La prima Appia dell'Appiedato non può essere tralasciata. Però, perdìo, quando ho scorto la targa austriacante ho spedito un vaffanculo; andavo speranzoso pregustando una FI 9, o una Roma 25, o qualcosa del genere (ho assunto per decreto l'anno 1956), e mi sono ritrovato una "W" come Würstel, mandando coloriti accidenti al walzer, a Cecco Beppe e a Haider.