mercoledì 13 novembre 2013

Il raggio, la nobiltà, lo scorrere



Una Dea può starsene anche là, in un giardino, in mezzo alla verzura rigogliosa; direi, anzi, che l'ambientazione le si addice particolarmente, con tanto di quella specie di raggio che la sormonta, proveniente da qualche incognito riverbero o -mi piace pensare- da essa stessa.


Poi, di fronte a una Dea, si percepisce che cosa sia la nobiltà. Anche un Sanculotto, anche un Giacobino del 1793 avrebbero pensato, con rispetto, a una dama di antico lignaggio. Non è possibile non pensarlo ogni qual volta ci si trova di fronte a una Déesse; per San Pancrazio, protettore del TB, lo penso persino io che con quei dilettanti di Giacobini mi ci sarei riempito le brioches di Maria Antonietta...!


E, infine, si pensa allo scorrere. Della strada come del tempo. Della bellezza intramontabile che fluisce e non si piega né si spezza. No, sinceramente non credo che nessuna parola sia esagerata nei confronti della DS, della Dea, dello Squalo; ogni volta che me ne trovo davanti una, faccio un fischio a Pindaro e mi faccio scrivere un post. Assolutamente necessario.


Tanto più che la Dea, stavolta, si è fatta trovare proprio nel giardino di un'antica villa comitale di campagna, al Leccio di Reggello; nonostante la targa imperiese (del 1973), siamo nel cuore della provincia di Firenze almeno fin quando la provincia esisterà...


E poiché il vostro Treggista Preferito® non potrà mai avere né l'onore e né la gioja di possederne e mandarne una, lasciategli almeno proiettare la sua ombra -oh novello Peter Schlemihl!- sulla Dea!


E infine, poiché il proprietario della Dea imperiese era presente, e si è anche gentilmente prestato a tutta codesta pindarata, gli ha permesso anche di fotografare l'interno con tanto di mazzo di chiavi; la tentazione, ebbene sì, per un milionesimo di secondo c'è stata.