giovedì 2 febbraio 2012

La Niva e la neve





Come è lecito attendersi, il nome Niva non c'entra nulla con la neve: il suo nome in lingua russa (нива) significa propriamente "campo di stoppie" o "di biada", ma si usa genericamente per "campo". Prodotta a partire dal 1971 dalla Lada negli storici stabilimenti di Tol'jatti (quella che da noi si chiama, abusivamente, Togliattigrad perché del "grad" non c'è mai stata traccia nel toponimo russo), se ne conoscono i nomi dei progettisti: tali Vladimir Sergeevič Solov'ëv (si pronuncia "Salaviòff"), il capoprogetto, e Valerij Pavlovič Semuškin, il designer. Non deve stupire che la parte anteriore del fuoristrada sovietico ricordi decisamente quella di una Fiat anni '60, e più propriamente della 124: la Niva originale era una 124, equipaggiata con lo stesso motore e dotata più o meno della stessa meccanica. In pratica, era una Zigulì fuoristradata, che ebbe -va detto- un grande successo commerciale. Era robustissima e completamente manuale: una di quelle sante vetture dove l'elettronica non la faceva ancora da padrone, e dove non rischiavi di fermarti per un capriccio della centralina. Anche per questo veniva fornita con un corredo di attrezzi da officina meccanica: una borsa di cuoio contenente due cacciacopertoni, una pompa per gonfiare le gomme (a camera d'aria), una lampadina di emergenza da collegare nell' apposita presa sita nel vano motore, un manometro, una limetta e un calibro per puntine platinate e candele, un set di chiavi inglesi, una pinza, cacciaviti e una manovella per l'avviamento manuale. Quest'ultima era un vero e proprio "tocco" da climi artici: viste queste giornatine qui in Italia, c'è da chiedersi se non torni a servire...

L'esemplare "torinese" trovato sotto le mura fiorentine è del 1984. Di neve addosso non ne ha, nonostante la giornata; però il giochino di parole era troppo ghiotto per rinunciarvi...