giovedì 9 febbraio 2012

Il ritorno dell'Ami 8






A una Citroën Ami 8 (berlina) è legato un episodio importante del TB; si capirà quindi perché mi fa sempre molto piacere ribeccarne una, e non soltanto perché ha fatto parte delle "mie" autovetture personali. Questa qui, familiare, è del 1970. Nel modello familiare si apprezza ancor di più, secondo me, l'autentica stranezza del suo aspetto esteriore: è il look, inconfondibile, delle "francesi profonde". Qui non ci sono mezzi termini: le francesi o le si amano, o le si odiano. Amour ou haine. Io, ad esempio, le ho sempre amate profondamente, sia perché avevano un carattere, sia perché detestavo (e detesto tuttora) l'italico nazionalismino in fatto di "auto dalla bella linea"; inoltre, probabilmente, c'erano componenti "extra-automobilistiche" delle quali non è il caso di parlare qui. Peu importe; il fatto è che proprio le auto francesi più bislacche (si pensi non solo alla R4 o alla 2CV, ma anche alla Dauphine, alla R6, alla Simca 1000...) hanno fatto la storia e sono diventate dei miti automobilistici. Ça sent si bon, la France, anche quando l'odore non era quello del pane fresco alla domenica mattina, ma quello delle barricate d'un certo maggio. Non mi riesce immaginarmele, quelle barricate, a bordo di una 1100 (citazione non a caso).