martedì 1 gennaio 2013

Uliv' Tròfi



Il Camel Trophy è stato probabilmente, per una ventina d'anni (dal 1980 al 2000), la gara fuoristradistica più dura del mondo. Sponsorizzata dalla Camel (cosa che ora, penso, sarebbe proibitissima in tempi di crociate antifumo planetarie) e organizzata dalla Land Rover (che, nelle edizioni più classiche del Trofeo, forniva tutti gli automezzi dalla sua gamma di modelli), si svolgeva su percorsi satanici in posticini tipo la giungla del Borneo, la Siberia orientale, la Papua Nuova Guinea, la foresta Amazzonica; organizzato per squadre nazionali, è stato vinto tre volte da equipaggi italiani (1982, 1984 e 1987). La Camel se ne serviva ovviamente per fare pubblicità indiretta (mediante gadgets, finti capi d'abbigliamento eccetera); nel 2000, oramai abbandonato dalla Land Rover, si svolse l'ultima edizione in cui c'era più da nuotare e fare a cazzotti che andare in fuoristrada. Questa in sintesi la storia del Camel Trophy, che tutti si ricorderanno dal suo "logo".

Certo che, scorrendo l'elenco dei luoghi dove si è svolto il famoso e massacrante trofeo, fa un po' impressione ritrovarsi questo fuoristrada "cameltrofato" piantato in mezzo a du' ulivi sulla strada provinciale che sale dalla Colombiera a Ortonovo Magra, in provincia della Spezia (ma assai più vicina a Carrara; il mezzo va quindi a pieno titolo tra le "Tregge Carrarine"). Mi sia qui permesso un piccolissimo excursus sulla frazione semi-costiera (del comune di Sarzana) di Colombiera , titolare indiscussa della via dal nome più incredibile d'Italia:


Ecco. Quando vi sarete ripresi, considerate il fatto che un certo numero di cittadini di Sarzana abitano, senza possibilità di essere smentiti, in una via del cazzo ufficialmente certificata dalla toponomastica comunale. Sarei pronto ad organizzare pellegrinaggi in via Nerchia alla Colombiera, altro che Medjugorje!


Tornando al nostro "Ulìv Tròfi", si tratta -almeno così mi sembra- di un vecchio Defender effettivamente attrezzato a trofeo, anche se naturalmente non è dato sapere se vi abbia effettivamente partecipato. C'è, in fondo, da fare poche ironie: le plaghe alle spalle della costiera apuana non saranno il Borneo o l'Amazzonia, ma vi ci voglio veder voi a fare certe stradine di quelle parti, ritte quasi in verticale. C'è quindi il caso che il fuoristrada, da quelle parti, possa servire sul serio e non come inutile giocattolone per ricchi cittadini che non saprebbero nemmeno passare un orto di melanzane. 


Forse "stona" un po' il telone protettivo, particolare un po' ragionieristico sopra un mezzo che dovrebbe andare nelle condizioni più spaventose immaginabili per un comune mortale; però tant'è. Qui sopra, un particolare ravvicinato del logone del Camel Trophy. Le automobili da gara, in senso lato (dalla Formula 1 ai rallies, dalle gare fuoristradistiche a Indianapolis) sono state l'ultimo baluardo delle sigarette e dei preservativi; stupendi i duelli su pista quando un bolide sponsorizzato Durex ne superava uno sponsorizzato Marlboro (e con la Durex ci si ricollega idealmente a via Nerchia). Il vizio puro, non mi ricordo se c'era anche qualche superalcolico ma ci sarebbe stato bene; bevi, fuma e tromba, dio sagrataccio. Finis. Ora, ammesso che ci fosse, un trofeo del genere potrebbe al massimo chiamarsi "Spinaci Bio Trophy".


L'ultima foto sotto l'ulivo, dalla quale si evince che il fuoristrada ha una targa milanese del 1986. Decisamente un po' "tarda" per gli standard del TB, anche se si tratta pur sempre di 27 anni fa. Ma, in un caso del genere, l'età e la targa contano relativamente. Ritrovarsi davanti al Camel Trophy telonato sotto du' ulivi vicino a via Nerchia, in provincia della Spezia, non ha prezzo. Per tutto il resto c'è Mastercard.