La giardinetta rossa (sotto il marchio Autobianchi) era diventata davvero come la famosa Primula: avevo cominciato a vederla in giro, prevalentemente nel centro storico, la scorsa primavera. Addirittura, una sera, la piasintëina era riuscita a fotografarla col videofonino d'emergenza: ma ne era venuta fuori la cosa che segue, che riporto a mo' di testimonianza:
Assolutamente improponibile, purtroppo. E così era cominciato e proseguito l'inseguimento: una volta, addirittura, la avevo beccata del tutto fuori zona ma non mi ero potuto fermare. Poi eccotela a giro che ti sfila sotto il naso, eccotela parcheggiata in strade talmente strette dove fermarsi senza intralciare il traffico (e rischiare i conseguenti improperi se non di peggio) sarebbe stato impossibile, e decine di altre situazioni. La vettura più sfuggente del TB, e probabilmente anche una delle più famose della vecchia Firenze.
Contrariamente a quel che si potrebbe pensare, il centro storico di Firenze è avarissimo di tregge. Un po' perché la circolazione vi è molto limitata, e un po' perché la downtown Treggia è legata alle attività artigianali e lavorative, che purtroppo dalla Disneyland per turisti di massa che è diventata Firenze stanno inesorabilmente scomparendo. Qualcosa in Oltrarno, ma di qua d'Arno la treggia è davvero merce rara. Il vero regno delle tregge sono le periferie, le frazioni, i paesi dei dintorni, le campagne; ed è per questo che il Treggista Militante è per natura un essere periferico. Nei centri, la gente o va a piedi o in bicicletta (assai giustamente), in motorino (un po' meno giustamente), oppure dimostra tutta la propria furbizia comprandosi il SUV (che è soprattutto comodissimo da parcheggiare, un vero bigiù).
La nostra Primula Rossa ha ceduto, finalmente, in piena notte. L'ho presa un po' a tradimento, approfittando di una sosta all'ospedale di Santa Maria Nuova (che i forestieri chiamano costantemente Santa Maria Novella, lasciando immaginare malati e feriti trasportati su binari e trenini interni). Me n'ero accorto che era parcheggiata nella strada accanto proprio mentre arrivavo all'ospedale a sirene spietate (espressione assai in voga tra gli autisti di ambulanze più carogne). A dire il vero, l'autista coscienzïoso dovrebbe restare a presidiare il mezzo, specialmente di notte; ma qui non era davvero questione. Via le chiavi, ambulanza sprangata e Kodak brandita a passo di marcia.
La Primula Rossa è del 1972. Dev'essere stata comprata per lavorarci, e evidentemente continua a farlo, a resistere coi suoi attrezzi dentro e l'asse di legno sistemata sul sedile posteriore. Nessuna indulgenza: la carrozzeria è da guerra quotidiana, i ritocchi sembrano essere stati dati con lo stucco, l'intonaco da muro e la pennellessa, e le fitte sembrano i lividi di un pugile di quando in certi fumosi localacci si tenevano ancora le riunioni di boxe. Altro che macchina d'epoca: questa macchina è tutta un'epoca, da sola. Quella del trombaio, del falegname, del corniciaio, del tappezziere. Non che questi mestieri siano venuti a cessare, ma ora si viaggia con l'elegante furgoncino coreano che non diventerà mai treggia nemmeno fra cinquant'anni. A mo' di estremo omaggio a questa quasi-ultima rappresentante di una Firenze che non c'è più, dedico i suoi indimenticabili e spàrtachi snodi laterali:
Assolutamente improponibile, purtroppo. E così era cominciato e proseguito l'inseguimento: una volta, addirittura, la avevo beccata del tutto fuori zona ma non mi ero potuto fermare. Poi eccotela a giro che ti sfila sotto il naso, eccotela parcheggiata in strade talmente strette dove fermarsi senza intralciare il traffico (e rischiare i conseguenti improperi se non di peggio) sarebbe stato impossibile, e decine di altre situazioni. La vettura più sfuggente del TB, e probabilmente anche una delle più famose della vecchia Firenze.
Contrariamente a quel che si potrebbe pensare, il centro storico di Firenze è avarissimo di tregge. Un po' perché la circolazione vi è molto limitata, e un po' perché la downtown Treggia è legata alle attività artigianali e lavorative, che purtroppo dalla Disneyland per turisti di massa che è diventata Firenze stanno inesorabilmente scomparendo. Qualcosa in Oltrarno, ma di qua d'Arno la treggia è davvero merce rara. Il vero regno delle tregge sono le periferie, le frazioni, i paesi dei dintorni, le campagne; ed è per questo che il Treggista Militante è per natura un essere periferico. Nei centri, la gente o va a piedi o in bicicletta (assai giustamente), in motorino (un po' meno giustamente), oppure dimostra tutta la propria furbizia comprandosi il SUV (che è soprattutto comodissimo da parcheggiare, un vero bigiù).
La nostra Primula Rossa ha ceduto, finalmente, in piena notte. L'ho presa un po' a tradimento, approfittando di una sosta all'ospedale di Santa Maria Nuova (che i forestieri chiamano costantemente Santa Maria Novella, lasciando immaginare malati e feriti trasportati su binari e trenini interni). Me n'ero accorto che era parcheggiata nella strada accanto proprio mentre arrivavo all'ospedale a sirene spietate (espressione assai in voga tra gli autisti di ambulanze più carogne). A dire il vero, l'autista coscienzïoso dovrebbe restare a presidiare il mezzo, specialmente di notte; ma qui non era davvero questione. Via le chiavi, ambulanza sprangata e Kodak brandita a passo di marcia.
La Primula Rossa è del 1972. Dev'essere stata comprata per lavorarci, e evidentemente continua a farlo, a resistere coi suoi attrezzi dentro e l'asse di legno sistemata sul sedile posteriore. Nessuna indulgenza: la carrozzeria è da guerra quotidiana, i ritocchi sembrano essere stati dati con lo stucco, l'intonaco da muro e la pennellessa, e le fitte sembrano i lividi di un pugile di quando in certi fumosi localacci si tenevano ancora le riunioni di boxe. Altro che macchina d'epoca: questa macchina è tutta un'epoca, da sola. Quella del trombaio, del falegname, del corniciaio, del tappezziere. Non che questi mestieri siano venuti a cessare, ma ora si viaggia con l'elegante furgoncino coreano che non diventerà mai treggia nemmeno fra cinquant'anni. A mo' di estremo omaggio a questa quasi-ultima rappresentante di una Firenze che non c'è più, dedico i suoi indimenticabili e spàrtachi snodi laterali: