venerdì 3 settembre 2010

Pande e Mediovèo




Dal 24 maggio scorso il TB è divenuto ufficialmente l'apostolo del Mediovèo. Il Mediovèo permèa nelle barbe questo blog; e, infatti, in occasione di una gita domenicale di fine agosto effettuata, assieme alla piasintëina, nella cittadina più medioveale della Toscana, San Gimignano (un vero delirio, con addirittura due musei della tortura!), non poteva altro che spuntare una bella treggina risalente ai primi anni del XIII secolo o giù di lì, la quale era giustappunto anche una discreta forma di tortura.

Si tratta, l'avrete riconosciuta tutti, di una Panda 30 di primissima serie, con tanto di targhetta staccata e persa chissà dove nei secoli buj. La tortura consisteva giustappunto nell'entrarci dentro, massimamente per uno come me che non è mai stato di piccole dimensioni. Il problema gli è che, in un dato periodo della mia vita (oramai lontano) mi è toccato entrarci spesso: non dirò in quali circostanze, ma davvero spesso visto che non avevo ancora la patente. Chi oramai non è più nei suoi verdissimi anni avrà presente le caratteristiche salienti delle prime Pande: una scatola di tonno più o meno cubica, spigolacci vivi, e soprattutto la bieca traversina anteriore interna, che formava una specie di vano aperto portaoggetti, la quale ha servito più che altro a spappolare intere generazioni di ginocchi & stinchi al disgraziato o alla disgraziata che sedeva a fianco del guidatore, incastrato/a come un pollo in una stia. Se poi il guidatore o guidatrice era uno/a che con la guida aveva leticato da piccolo/a, altro che tortura medioveale. Uno sarebbe più volentieri entrato nella Vergine di Norimberga: ci si stava sicuramente più comodi.