Grazie alle conversazioni con John Gneisenau Neihardt, Nicholas Black Elk (Alce Nero), stregone dei Sioux Oglala, fornì una delle più belle e interessanti testimonianze sull'epopea indiana. Ma anche quest'Alce, seppur non nero ma verde, parla. E ne ha da raccontare, vista la sua età venerabile. Si tratta, infatti, di una Guzzi 500 Alce del 1940.
Sempre sull'Anello Occidentale elbano, e sempre presso Cavoli. Due giorni, due di numero, dopo l'altra Guzzi del sig. Zainaghi. Un caso o un raduno? Non lo voglio sapere. Quel che per me conta è il reperimento dei mezzi su strada, e non le loro motivazioni. E la storia si ripete, seppure con modalità leggermente diverse: la piasintëina che mi dice che sono pazzo da legare, la Guzzi che gira a sinistra sulla discesa per la spiaggia e io che, stavolta, la inseguo, ben sapendo che la strada termina in un parcheggio, e che è senza sfondo. E, anche stavolta, una persona gentilissima che mi permette di fotografare quest'ennesima opera d'arte su due ruote. Certo, un giorno o l'altro dovrà pur capitare che, dopo un lacchezzo del genere, qualcuno mi mandi in culo (ma, come si dice a Livorno, co' una 'andela e un mazzo di 'arte è un ber posto anco 'vello); per ora persisto, imperterrito & intrepido.
La Guzzi 500 Alce nacque nel 1938 per usi esclusivamente militari (da qui il colore verde, originale); particolarmente doveva servire per le perlustrazioni e come guida per le autocolonne. Ne venne fatto poi un modello civile, la Super Alce, a partire dallo spaventoso 1943. I Bersaglieri ne inventarono anche un modello che montava una mitragliatrice; però l'arma poteva essere utilizzata solo con la moto ferma. Vale a dire: se volevi sparare, dovevi accostare e poi magari chiedere al diretto interessato: Per favore, accosti anche lei che la devo mitragliare. Cose, in questo caso fortunatamente, d'altri tempi. Quel che Alce Verde, quando parla adesso, ci dice, sono comunque milioni di chilometri di storia.
Sempre sull'Anello Occidentale elbano, e sempre presso Cavoli. Due giorni, due di numero, dopo l'altra Guzzi del sig. Zainaghi. Un caso o un raduno? Non lo voglio sapere. Quel che per me conta è il reperimento dei mezzi su strada, e non le loro motivazioni. E la storia si ripete, seppure con modalità leggermente diverse: la piasintëina che mi dice che sono pazzo da legare, la Guzzi che gira a sinistra sulla discesa per la spiaggia e io che, stavolta, la inseguo, ben sapendo che la strada termina in un parcheggio, e che è senza sfondo. E, anche stavolta, una persona gentilissima che mi permette di fotografare quest'ennesima opera d'arte su due ruote. Certo, un giorno o l'altro dovrà pur capitare che, dopo un lacchezzo del genere, qualcuno mi mandi in culo (ma, come si dice a Livorno, co' una 'andela e un mazzo di 'arte è un ber posto anco 'vello); per ora persisto, imperterrito & intrepido.
La Guzzi 500 Alce nacque nel 1938 per usi esclusivamente militari (da qui il colore verde, originale); particolarmente doveva servire per le perlustrazioni e come guida per le autocolonne. Ne venne fatto poi un modello civile, la Super Alce, a partire dallo spaventoso 1943. I Bersaglieri ne inventarono anche un modello che montava una mitragliatrice; però l'arma poteva essere utilizzata solo con la moto ferma. Vale a dire: se volevi sparare, dovevi accostare e poi magari chiedere al diretto interessato: Per favore, accosti anche lei che la devo mitragliare. Cose, in questo caso fortunatamente, d'altri tempi. Quel che Alce Verde, quando parla adesso, ci dice, sono comunque milioni di chilometri di storia.