Devo aver già parlato, una volta, del cosiddetto Dio dei Bivi che assiste il Treggista e gli fa pigliare sempre la giusta direzione (die richtige Richtung). E non vi stupite del titolo e delle diciture teutoniche: il Dio dei Bivi (Gabelungsgott) si esprime, come è comprensibile, nella lingua di Franz Kafka -lingua che fortunatamente conosco più che a sufficienza-, e si vocifera anche di un perduto racconto del praghese con protagonista il Treggista Josef K.
Ad esempio, il Dio dei Bivi è intervenuto qualche sera fa. Dovete sapere che, dopo la pedonalizzazione di Piazza del Duomo voluta dal sindaco di Firenze, Lord Matthew Rents, i viali di circonvallazione -che già erano normalmente una bolgia- sono diventati una cosa semplicemente improponibile a certe ore, con tanto di tornei di scacchi organizzati tra gli automobilisti ingorgati da ore. Per tornare a casa dal mio posto di lavoro ho dovuto quindi escogitare un percorso notevolmente fantasioso tra stradine dimenticate (e bellissime), pigliandomela comoda e cantando tutto quel che mi va di cantare perché io le autoradio e gli stereo in macchina non li sopporto e preferisco farmela da solo, la musica. Quella sera, però, al bivio viale Ariosto/viale Aleardi ho deciso di fare la strada "canonica" verso il ponte alla Vittoria, invece di tirare su per Bellosguardo; ero stato ingannato da mezzo viale Aleardi vuoto. Mal me n'è incolto; l'ingorgo mi ha intrappolato subito dopo, e non c'era più niente da fare. Mesto e rassegnato, mi sono ritrovato ingabbiato nei tremendi duecento metri di via del Ponte Sospeso, detti familiarmente i duecento metri del destino prima di arrivare alla zuppa di piazza Taddeo Gaddi.
Proprio in via del Ponte Sospeso, uno squarcio dal cielo buio di novembre. Il Dio dei Bivi c'è. Ferma tra macchine strombazzanti, una visione. Una Fiat 1100 del 1949, in condizioni di carcassa, senza targa, ma lei. Probabilmente, e sperabilmente, in via di amorevole restauro. E io lì in coda, a frugare affannosamente nello zaino per cavarne la Kodak, gentil madonne per impostare la funzione "notturna", motorini che passavano, ed uno stavolta provvidenziale SUV che ha bloccato tutto permettendomi di sporgermi dal finestrino e scattare le quattro foto che vedete.
Avessi imboccato il consueto percorso (via San Francesco di Paola, via di Bellosguardo, via San Carlo, via di Soffiano nella sua parte collinare...) mi sarei senz'altro risparmiato l'ingorgo; quella sera non l'ho fatto, e tra boccate di benzene e di altri idrocarburi vari mi sono ritrovato davanti a quell'antica Signora a quattro ruote. Es kann nicht immer Winter sein.
Ad esempio, il Dio dei Bivi è intervenuto qualche sera fa. Dovete sapere che, dopo la pedonalizzazione di Piazza del Duomo voluta dal sindaco di Firenze, Lord Matthew Rents, i viali di circonvallazione -che già erano normalmente una bolgia- sono diventati una cosa semplicemente improponibile a certe ore, con tanto di tornei di scacchi organizzati tra gli automobilisti ingorgati da ore. Per tornare a casa dal mio posto di lavoro ho dovuto quindi escogitare un percorso notevolmente fantasioso tra stradine dimenticate (e bellissime), pigliandomela comoda e cantando tutto quel che mi va di cantare perché io le autoradio e gli stereo in macchina non li sopporto e preferisco farmela da solo, la musica. Quella sera, però, al bivio viale Ariosto/viale Aleardi ho deciso di fare la strada "canonica" verso il ponte alla Vittoria, invece di tirare su per Bellosguardo; ero stato ingannato da mezzo viale Aleardi vuoto. Mal me n'è incolto; l'ingorgo mi ha intrappolato subito dopo, e non c'era più niente da fare. Mesto e rassegnato, mi sono ritrovato ingabbiato nei tremendi duecento metri di via del Ponte Sospeso, detti familiarmente i duecento metri del destino prima di arrivare alla zuppa di piazza Taddeo Gaddi.
Proprio in via del Ponte Sospeso, uno squarcio dal cielo buio di novembre. Il Dio dei Bivi c'è. Ferma tra macchine strombazzanti, una visione. Una Fiat 1100 del 1949, in condizioni di carcassa, senza targa, ma lei. Probabilmente, e sperabilmente, in via di amorevole restauro. E io lì in coda, a frugare affannosamente nello zaino per cavarne la Kodak, gentil madonne per impostare la funzione "notturna", motorini che passavano, ed uno stavolta provvidenziale SUV che ha bloccato tutto permettendomi di sporgermi dal finestrino e scattare le quattro foto che vedete.
Avessi imboccato il consueto percorso (via San Francesco di Paola, via di Bellosguardo, via San Carlo, via di Soffiano nella sua parte collinare...) mi sarei senz'altro risparmiato l'ingorgo; quella sera non l'ho fatto, e tra boccate di benzene e di altri idrocarburi vari mi sono ritrovato davanti a quell'antica Signora a quattro ruote. Es kann nicht immer Winter sein.