Proseguendo imperterrito con la politica dei Cinquini a coppie, che sembra oramai essere The last frontier del TB, sono lieto di presentarvi oggi una delle più riposte, segrete stradine di Firenze. Siamo in una frazione della città tra le più appartate, dove però, per un motivo che non starò a dire, mi devo recare più o meno tutti i giorni; e poiché la strada principale che mena a codesta frazione è un budello a doppio senso di circolazione con tanto di autobus di linea (di dimensioni ridotte, certo, ma pur sempre un autobus), da buon fissato professionale mi sono ingegnato di cercare una strada alternativa. E l'ho trovata, con tanto di autentico guado a pelo di strada di un torrentello: forse l'unico caso del genere rimasto nel territorio comunale fiorentino.
La stradina in questione, oltre ad essere assai amena e simpatica, si è rivelata essere poi un'autentico ammasso di vecchie Cinquecento: ve ne sono ben quattro parcheggiate fisse. Ma le due che trovate qui raffigurate appartengono senz'altro all'eccezionalità di questo mezzo, che pure, oramai, sta "facendo blog a sé", o "blog nel blog". Ce ne sono di tutti i tipi, ma un vero e proprio patchwork di questo genere è perlomeno inimmaginabile.
Sembra che il proprietario (ché, senz'altro, di proprietario unico deve trattarsi) si stia dedicando a raccogliere in giro pezzi di Cinquecento e di montarli, forse come più che simpatico hobby, su dei telai già in suo possesso. E così, con i due Cinquini (uno dei quali in condizioni di carcassa, senza dubbio, ma non ho dubbi che prima o poi, con pazienza, lo vedrò perfettamente in sesto), si sta divertendo a fare un caleidoscopio di colori: gli sportelli blu montati sul resto della carrozzeria arancione, e viceversa; ma i due cofani anteriori sono entrambi blu. Il work in progress è testimoniato dalle stuccature sulla parte anteriore del "modello 79", mentre il "modello 62" ancora dev'essere in fase di studio. Ma so bene di che cosa sia capace un pensionato fiorentino quando si mette in testa una cosa: altro che 500, sarebbe in grado di farsi da solo un rioplano da turismo o una locomotiva a vapore. Sottraendosi così, tra le altre cose, dalla stronzata della caccia che tanti suoi coetanei distoglie dal restauro delle Tregge.
Naturalmente siamo nel campo delle ipotesi: un giorno, magari, verrò a sapere che i due Cinquini "Patchwork" sono di due proprietari diversi, un trentenne artista olandese che ha trovato il suo "buen retiro" da queste parti e una macellaia di Rifredi che abita in quella strada. Resta il fatto che vederle sempre là, appiccicate l'una all'altra, quasi indissolubili, mi ha suggerito questa storia. Chissà che, un giorno, non partano assieme ad esplorare il mondo oltre il Terzolle!
La stradina in questione, oltre ad essere assai amena e simpatica, si è rivelata essere poi un'autentico ammasso di vecchie Cinquecento: ve ne sono ben quattro parcheggiate fisse. Ma le due che trovate qui raffigurate appartengono senz'altro all'eccezionalità di questo mezzo, che pure, oramai, sta "facendo blog a sé", o "blog nel blog". Ce ne sono di tutti i tipi, ma un vero e proprio patchwork di questo genere è perlomeno inimmaginabile.
Sembra che il proprietario (ché, senz'altro, di proprietario unico deve trattarsi) si stia dedicando a raccogliere in giro pezzi di Cinquecento e di montarli, forse come più che simpatico hobby, su dei telai già in suo possesso. E così, con i due Cinquini (uno dei quali in condizioni di carcassa, senza dubbio, ma non ho dubbi che prima o poi, con pazienza, lo vedrò perfettamente in sesto), si sta divertendo a fare un caleidoscopio di colori: gli sportelli blu montati sul resto della carrozzeria arancione, e viceversa; ma i due cofani anteriori sono entrambi blu. Il work in progress è testimoniato dalle stuccature sulla parte anteriore del "modello 79", mentre il "modello 62" ancora dev'essere in fase di studio. Ma so bene di che cosa sia capace un pensionato fiorentino quando si mette in testa una cosa: altro che 500, sarebbe in grado di farsi da solo un rioplano da turismo o una locomotiva a vapore. Sottraendosi così, tra le altre cose, dalla stronzata della caccia che tanti suoi coetanei distoglie dal restauro delle Tregge.
Naturalmente siamo nel campo delle ipotesi: un giorno, magari, verrò a sapere che i due Cinquini "Patchwork" sono di due proprietari diversi, un trentenne artista olandese che ha trovato il suo "buen retiro" da queste parti e una macellaia di Rifredi che abita in quella strada. Resta il fatto che vederle sempre là, appiccicate l'una all'altra, quasi indissolubili, mi ha suggerito questa storia. Chissà che, un giorno, non partano assieme ad esplorare il mondo oltre il Terzolle!