Un ritorno non è un ritorno senza la TdC (Treggia del Collaboratore); ma, stavolta, scelgo volutamente una cosa parecchio particolare. Nel senso: non una treggia (e che treggia...!) dei collaboratori "usuali" del TB (che saluto, e che comunque hanno continuato a spedirmi copiosamente le loro meraviglie che si vedranno via via...), bensì una fotografata ad hoc da un amico che, normalmente, si occupa di tutt'altro che di vecchie automobili (casomai, a rigore, di vecchi caproni che vogliono costruire ferrovie altamente veloci in certe valli a nord del fiume Eridano; e di altre cose che non sto a spiegare qui). Questo significa una cosa che, lo dico senza remora alcuna, trovo commovente: ci sono persone che, vedendo in giro nella propria città o località (e questa è lontana assai; la si desume dal tabellone pubblicitario del compro oro nella terza foto) una vecchia autovettura, mi rivolgono il pensiero per un attimo e si dicono: "Toh, questa la fotografo e gliela mando al Venturi!". E sono piccole cose che mi colpiscono non poco, anche perché -a pensarci ben bene- non sono piccole affatto. Una di queste persone è il Bovo. "Bovo" non è un cognome e nemmeno un soprannome che presuppone un aspetto da grosso ungulato; il Bovo è semplicemente il Bovo, e per me basta la parola, aspettando che trionfi il Santo Nome d'Anarchia (domani, senza dubbio). S'è ritrovato davanti questa stupefacente Fiat 500 C Belvedere (familiarmente nota come Topolino Giardinetta) milanese del 1953, e me la ha mandata; indi per cui le riservo il post(o) che merita. Con un abbraccio al Bovo, che sa di parecchie altre cose oltre alle tregge giardinette del Cinquantatré.