sabato 21 luglio 2012

Luoghi comuni (forse)


Ed eccoci, finalmente, arrivati al fatidico momento del ritorno delle Tregge Genovesi, quelle di Fabrizio. Fabrizio, lo devo dire, per me non è più neanche un mito; ha oramai superato abbondantemente anche questo status. E non sono parole di circostanza (dalle quali, spero lo si sia capito, sono del tutto alieno -anche se non Illenista-); con le sue fotografie, Fabrizio sta catturando sistematicamente l'anima di Genova attraverso i suoi vecchi automezzi (lucidi, efficienti, arrugginiti, abbandonati, a pezzi, in ogni condizione possibile e immaginabile). Le sue foto dovrebbero stare, prima o poi, in una mostra appositamente organizzata dal Comune di Genova; per ora, invece, stanno sul Treggia's Blog, a ritmo distillato perché questo blog si chiama "Vecchie auto a Firenze" e, altrimenti, rischierebbe di cambiare nome in "Vecchie auto a Genova"; anche per questo, accarezzo da sempre l'idea di farne uno apposito. Nell'attesa, continuo pian pianino; ma con un po' di magone, perché le foto genovesi di Fabrizio sono una delizia per gli occhi e per la mente. Lo dovevo dire, anche per il legame che ho con la città di Genova e con le sue atmosfere uniche al mondo. 

Detto questo, come ad ogni "ritorno", mi si è presentata la vexata quaestio: con che cosa ricominciare? Più che imbarazzo della scelta, ci sarebbe quasi da spararsi. Alla fine, dopo ponderata riflessione, ho scelto questa immagine che ci presenta un autobus di linea che sta passando in via Gramsci, sotto la Sopraelevata. Non credo che una cosa del genere si potrebbe vedere altrove: un autobus arancione del 1972, ancora in perfetta efficienza, che passa in una delle zone più incasinate della già incasinatissima Genova (a tale proposito, specifico che io adoro le città mediterranee incasinate e detesto le linde e silenzione cittadine svizzere o del Nordeuropa, e le loro biciclette del cazzo; W Genova, W Napoli e abbasso Copenaghen!). 

Il post ha un certo titolo, e non si può fare a meno di pensare che quella famosa caratteristica dei genovesi, vale a dire la loro secolare parsimonia, non sia alla base di questa foto. Insomma, finché un autobus va bene, perché cambiarlo? Ci avrà dodici milioni di chilometri, e vabbè; gli autobus nuovi costano. E, per quanto mi riguarda, pagherei perché a Firenze ci fossero ancora i vecchi bus verdi dell'ATAF, che non si fermavano mai, e sui quali si stava comodamente in piedi senza rischiare di cadere come sui modernissimi e orrendi autobus "supermolleggiati" (ma che ci mettono al posto delle sospensioni, materassi a molle...?). Insomma, luoghi comuni, d'accordo; ma, tra le altre cose, preferirei di gran lunga autobus del '72 di aziende pubbliche, strapubbliche e rigorosamente pubbliche, magari con tanto di fasce orarie, e linee capillari e frequenti come quelle che mi ricordo in quegli anni dove mi divertivo a girare per Firenze "collezionando" tutte le linee, anche quelle più astruse e lontane (giri che erano come un embrione di Treggia's Tour: 'sto blog viene da molto lontano, l'ho sempre detto). Ora, invece, ecco gli autobus moderni & molleggiati (e scomodissimi), le privatizzazioni selvagge, i biglietti che costano quando due caffè corretti, le privatizzazioni selvagge e le linee soppresse e tagliate. Aridàtece li bbùsse degli anni '70!

Poi, certo, Fabrizio mi specifica che c'è un po' un inghippo. Si tratterebbe infatti di un non meglio precisato "Giocabus", che ignoro cosa sia esattamente; forse un vecchio bus per farci qualcosa coi bambini. Effettivamente, a me da bambino sarebbe piaciuto non poco giocare con un autobus; che so io, tirare un calcio in culo all'autista e mettermi a guidarlo io. Vrùùùùm! E non dubito che mi sarei messo su una linea regolare, con tutte le fermate, apri e chiudi le porte. Mi auguro che il Comune di Genova lo faccia per davvero: su, figgèu, imparate fin da piccoli a mandare gli autobus, ché magari li mandate pure meglio di certi autisti attuali...