domenica 8 dicembre 2013

Pratologia



In questi ultimi tempi vo un po' più spesso a Prato, e la cosa ha dell'epocale; a lungo mi sono semplicemente rifiutato di metterci piede se non per cause di forza maggiore. Prato, invece, è una città particolare che ha dei motivi per essere meglio conosciuta; non ultimo, devo dirlo, le sue tregge. Anche perché le tregge presenti a Prato sono, per forza di cose, tutte targate Firenze (qualcuna anche Pistoia, ma vabbè) essendo antecedenti al "famoso" 16 aprile 1993, quando fu istituita la "provincia di Prào" agognata da circa 278 anni e alla quale i praèsi hanno dedicato persino un vialone, quello che unisce Montemurlo alla provincia dello Shenyang, o Iolo alle fertili vallate del Guangzhou, o roba del genere. Risultato di tutto questo, è che Prato proprio non la so girare. E' appiccicata a Firenze senza soluzione di continuità (dato che è una sua popolosa frazione industriale), ma mi ci perdo ogni volta che ci vo. Questo anche per il tipico odio che il comune di Prato ha nei confronti delle targhe stradali: può capitare di percorrere chilometri lungo un viale senza sapere che si tratta del viale de' Cenci Macerati o di via Nicodemo Pinzauti 1887-1956, inventore della moderna macerazione de' cenci. Al momento di queste foto notturne, scattate con lo smartòfono perché la Codacchina era scarica, mi trovavo infatti a vagare a ora tarda per qualche landa desolata nei dintorni -credo- di Grignano.



Il 2013 era cominciato come "anno delle 128", ma la cosa si era arenata ben presto; sul cacar de' polli, rieccone una e di che fattura, pur essendo di "ultima generazione" (vale a dire quella che va dal 1976 al 1983). Si tratta di un esemplare immatricolato il 30 novembre 1977, che presenta una targa che dichiaro particolare motu proprio.


A parte la targa, c'è da dire che questa vettura è una testimone quasi impareggiabile dell'anima praèse. Poteva un praèse contentàssi d'una centoventotto normale? Impossibile; la doveva pratesizzare. Missione compiuta, con la fanaleria anteriore, l'impataccatura rigorosa e, particolare decisivo, il "128" sul cofano anteriore, un capolavoro di Prato's Art:


Assieme agli altri adesivi e decalcomanie, una di quelle cosine che non sfugge all'occhio allenato e che farebbe dire immediatamente: Questo qui viene da Prào, anche se lo si incrociasse tra Stavanger e Capo Nord. Un paradigma della Pratologia, insomma. Mi scuseranno naturalmente gli amici treggisti pratesi, i quali sanno benissimo che senza prendere Prato per il culo non sarei fiorentino; del resto, accetterei di buon grado che un bel blog treggistico pratese prendesse per il culo i fiorentini, sta nella rerum natura. Resta questa mitica 128 alla quale, purtroppo, lo smartòfono e l'ora buja non hanno reso completa giustizia.