venerdì 11 giugno 2010

Elba, giugno 2010: (5-fine) Sarà presto un documento storico?




Come ultimo contributo di questo mio breve séjour elbano, ho lasciato quello che considero il più importante: un documento che, addirittura, presto potrebbe essere storico.

L'Elba, assieme a Napoli, è nota da sempre in campo treggistico per esservi possibile reperire targhe di tutta Italia, di passaggio e stanziali; e devo dire che non è il primo caso, a mia memoria, che ci vedo una targa di Rieti. La simpatica e supersportiva cittadina laziale, nota per essere esattamente al centro geografico della penisola e per il monumento alla Lira (la moneta, non lo strumento), si distingue anche per la notevolmente bassa densità automobilistica e, di conseguenza, per i numeri di targa costantemente infimi: l'11 novembre 1994, data di emissione dell'ultima targa "RI", si è fermata a RI 188200 (solo per fare un paragone, tale numero di targa Firenze lo ha raggiunto nel 1962, Roma nel 1953 e Milano addirittura nel 1952). Una targa di Rieti, quindi, è di per sé rara. Questa qui, attaccata a un bell'esemplare di Mezzosacco grigio topo parcheggiato al sole vicino alle poste di Marina di Campo, è del 1966: un'età comunque ragguardevole, e probabilmente nella stessa Rieti non se ne trovano più molte.

Ma quel che la rende un possibile documento storico, è la recente decisione del ministro Brunetta (uno la cui statura è persino più bassa dei numeri di targa di Rieti), tesa ad abolire alcune province italiane il cui numero di abitanti è inferiore ai 220.000: Rieti è fra queste, assieme a Massa e Carrara ed altre sette o otto. Questa qui, dunque, non fra molto potrebbe essere la targa di una provincia scomparsa. Come vedere, insomma, una macchina targata "Apuania" (poi diventata Massa e Carrara: scomparirebbe due volte!), Pola o Fiume. Come vedere la "CG" di Castrogiovanni, poi diventata Enna. O come, caso assai più comune, vedere la "FO" di Forlì, quando ancora non era "Forlì-Cesena" (FC), o la "PS" di Pesaro quando non era ancora "Pesaro e Urbino" (PU). Districarsi nelle targhe italiane, come vedete, non è semplice.

Peraltro, sono relativamente certo che non se ne farà di niente. Ho invece un paio di controproposte: la prima, piuttosto ovvia, è quella di abolire il ministro Brunetta (non dovrebbe volerci molto, basterebbe una vasca da bagno nemmeno tutta piena); la seconda è quella di abolire tutte le province dal punto di vista amministrativo, e di lasciarle soltanto come circoscrizioni automobilistiche ripristinando la targa con la sigla e la numerazione progressiva. Basta con queste stronzissime e noiose combinazioni alfanumeriche. Lasciamole alla Francia, che ce le ha volute copiare. Rivogliamo Rieti, Oristano, Massa Carrara, Campobasso e Sondrio! Questo grido sembra promanare dal Mezzosacco reatino grigio topo che fa l'éternel estivant all'Elba: non lasciamolo inascoltato!