mercoledì 21 marzo 2012

Voici le printemps


In tempi antichi, la primavera non era prima. In latino si diceva semplicemente ver, strettamente e indoeuropeamente imparentato con il greco αρ, da dove era scomparsa la w di wear lasciando uno spirito aspro. Poi fu sentito il bisogno di rimarcare che era qualcosa di "primo": primus ver. Da qualche parte il vecchio ver fu spostato all'estate, el verano; in Grecia divenne l' "apertura", η άνοιξη; nelle Valacchie, che son sempre le più antiquate, alla primăvară fu fatta succede la primitiva vară. In Francia, invece, il primus tempus. Le printemps. C'est le printemps, aujourd'hui; la saison où les vieilles bagnoles renaissent et se multiplient. E, allora, una Vespa Primavera bianca qualsiasi, che non importa nemmeno di che anno sia ma che sfoggia una targa di quelle che non passano di certo inosservate. E' terminato un inverno freddo e strano. La Nera Signora è stata lasciata indietro di due stagioni e mi garberebbe di farla arrancare e aspettare per chissà quant'ancora. Trentadue, trentuno e trentasei; vorrà dirci qualcosa? Non si saprà, ma è primavera e cantano i merli, meno uno: quello che, stamani, il gatto nero Redelnoir mi ha depositato, stecchito, sotto il tavolo. Ora se ne dorme beato sul letto, e si va verso il caldo. Cominciano le giornate lunghe, in quest'equinozio. I garages rigurgiteranno antichi sbuffi.