Ed eccoci di nuovo al Piazzale Michelangelo, ma stavolta esemplificando proprio il concetto espresso nel post precedente. Il vostro Treggista Preferito® ai raduni non ci va per scelta, ma Mark B., invece, ci va eccome e i raduni fiorentini una puntatina al Piazzale la fanno sempre e comunque. Con quello che ne consegue: Mark mi manda le foto (a graditissimi quintali) e io le metto. Anche perché, non di rado, permettono di ammirare capolavori del creato come questa Alfa Romeo 6C immatricolata a Milano nel 1929.
Dev'essere, a mio parere, una delle ultime targhe milanesi "bianconere" ancora nella foggia primitiva (come abbiamo visto già per la "2 FI" e per la "4 CZ", ad esempio); non è quindi esatto dire che, in Italia, le "targhe lunghe" sono comparse soltanto nel 1975 con l'introduzione di quelle componibili con la sigla arancione. Questa è una vera e propria "targa lunga", rettangolare, con Milano che nel 1929 era già avanti un miglio rispetto a tutta Italia (solo per fare un paragone, a Firenze agli inizi del '29 si viaggiava sulla 8000 FI, che era comunque una cifra di tutto rispetto per il periodo). La cosa non doveva però essere assoluta; allora le targhe erano emesse da vari enti (il TCI, addirittura il CONI...) e vi erano già in circolazione targhe quadrata (come si può vedere dalla MI 6141, una targa anteriore a questa per una vettura che per alcuni mesi è stata nel logo del TB). Siamo ai confini tra la preistoria e la storia delle targhe italiane; probabilmente, per una vettura del genere la targa quadrata sarebbe stata inadatta e, quindi, si può vedere che allora esisteva una differenziazione proprio come accade ora con le targhe "ZA" e "ZB" rettangolari).
Nella storia dell'Alfa Romeo, la 6C non è stata tanto un "modello", quanto una serie. Lunghissima: Alfa 6C si videro in giro dal 1927 fino al 1950. I primi modelli della serie avevano perlopiù un motore (ovviamente a 6 cilindri) da 1500 cc, che erogava 54 cv e permetteva di far raggiungere a quel meraviglioso tamburlano di lamierone la velocità di 125 kmh. Furono ovviamente approntate subito le versioni sportive da 76 cv (e 140 kmh), con le quali la 6C vinse tutto: soltanto nel 1928, la Mille Miglia, la Targa Florio, la 24 ore di Spa e il circuito di Modena. 6C furono guidate da Antonio Ascari e da Giuseppe Campari. Insomma, solo per dare un'idea di che macchinetta avete davanti agli occhi, e di quale conto in banca debba essere fornito il proprietario.
Il famoso motore 6C eccolo qua sopra; a vederlo, non ha proprio nulla di "antico". E' il segreto di queste vetture-patrimonio dell'umanità; soluzioni tecniche che, in grandi linee, hanno anticipato quelle dei tempi a venire. Non c'è che da inchinarsi (ovviamente non nel modo del comandante Schettino) e andare avanti. Poiché Lucio Dalla cantava del "motore del 2000", beh, era probabilmente già dentro vetture del genere; ma Roversi lo sapeva bene.
Dev'essere, a mio parere, una delle ultime targhe milanesi "bianconere" ancora nella foggia primitiva (come abbiamo visto già per la "2 FI" e per la "4 CZ", ad esempio); non è quindi esatto dire che, in Italia, le "targhe lunghe" sono comparse soltanto nel 1975 con l'introduzione di quelle componibili con la sigla arancione. Questa è una vera e propria "targa lunga", rettangolare, con Milano che nel 1929 era già avanti un miglio rispetto a tutta Italia (solo per fare un paragone, a Firenze agli inizi del '29 si viaggiava sulla 8000 FI, che era comunque una cifra di tutto rispetto per il periodo). La cosa non doveva però essere assoluta; allora le targhe erano emesse da vari enti (il TCI, addirittura il CONI...) e vi erano già in circolazione targhe quadrata (come si può vedere dalla MI 6141, una targa anteriore a questa per una vettura che per alcuni mesi è stata nel logo del TB). Siamo ai confini tra la preistoria e la storia delle targhe italiane; probabilmente, per una vettura del genere la targa quadrata sarebbe stata inadatta e, quindi, si può vedere che allora esisteva una differenziazione proprio come accade ora con le targhe "ZA" e "ZB" rettangolari).
Nella storia dell'Alfa Romeo, la 6C non è stata tanto un "modello", quanto una serie. Lunghissima: Alfa 6C si videro in giro dal 1927 fino al 1950. I primi modelli della serie avevano perlopiù un motore (ovviamente a 6 cilindri) da 1500 cc, che erogava 54 cv e permetteva di far raggiungere a quel meraviglioso tamburlano di lamierone la velocità di 125 kmh. Furono ovviamente approntate subito le versioni sportive da 76 cv (e 140 kmh), con le quali la 6C vinse tutto: soltanto nel 1928, la Mille Miglia, la Targa Florio, la 24 ore di Spa e il circuito di Modena. 6C furono guidate da Antonio Ascari e da Giuseppe Campari. Insomma, solo per dare un'idea di che macchinetta avete davanti agli occhi, e di quale conto in banca debba essere fornito il proprietario.
Il famoso motore 6C eccolo qua sopra; a vederlo, non ha proprio nulla di "antico". E' il segreto di queste vetture-patrimonio dell'umanità; soluzioni tecniche che, in grandi linee, hanno anticipato quelle dei tempi a venire. Non c'è che da inchinarsi (ovviamente non nel modo del comandante Schettino) e andare avanti. Poiché Lucio Dalla cantava del "motore del 2000", beh, era probabilmente già dentro vetture del genere; ma Roversi lo sapeva bene.