sabato 7 agosto 2010

Cielo e strada, e Renzo







Lo prendevo benevolmente in giro, il vialetto di casa mia; ogni tanto, così per affetto, una treggina sotto casa, una 500, una Giardinetta; e oggi il vialetto si è preso la sua raffinata vendetta. Sono uscito un attimo, non mi ricordo nemmeno per che cosa, in questo primo giorno -finalmente!- di vuoto agostano; e c'era costei. Di quelle cose che non si trovano tutti i giorni, di quelle motociclette che solo a vedere il nome ti inchini. Vi presento quindi, direttamente da sotto (anzi, da sopra) casa del Treggista, una Aermacchi Harley Davidson Ala Verde del 1970.

La Aermacchi di Varese (oggi Alenia Aermacchi) è stata ed è una delle principali costruttrici aeronautiche italiane; ma già dal 1945 iniziò la produzione di veicoli terrestri, passando dal cielo alla strada. La cosa più singolare è che non si rivolse a veicoli "di lusso": cominciò anzi con un motocarro da lavoro, il Macchi MB1, eliminando l' "Aer-" che rimandava agli aeroplani. Nel 1955 iniziò invece la produzione di motociclette, nelle quali l' "Aer-" venne ripristinato. Tale ripristino si confaceva alla mitica Aermacchi Chimera, una moto davvero avveniristica per il tempo. Cielo e strada tornarono a confondersi: l'Aermacchi si diede a produrre moto apposite per battere i record di velocità, e tuttora pare che il record per la cilindrata da 75 cc sia da essa detenuto con la Lin-To Aermacchi Record ("LinTo" stava per il progettista, il geniale Lino Tonti). 1955. Una "cosa" con la cilindrata da scooter che andava a una media di 150 kmh, pilotata da Massimo Pasolini, padre del grande Renzo Pasolini che perse la vita assieme a Jarno Saarinen il 20 maggio 1973 in un tragico incidente a Monza. Il "Paso". Gli piaceva bere, fumava come una ciminiera, andava a donne, era anche praticante di boxe ed era, probabilmente, il più grande. Anche più di Agostini. Beninteso, anche Renzo Pasolini cominciò a correre in moto, nel 1962, a bordo di una Aermacchi 175.


Renzo Pasolini, il "Paso". Occhiali e sigaretta.

Nel 1960 la Aermacchi stabilì un'avventura congiunta con la Harley Davidson. L'intento era quello di vendere negli USA, con un marchio che non aveva bisogno di presentazioni, motociclette di cilindrata più piccola rispetto ai "mostri" della casa di Milwaukee. Fu in quest'ambito che nacquero le Ali: il legame tra cielo e strada non voleva spezzarsi, anche se le due aziende (aeronautica e motociclistica) si erano formalmente separate. Ecco dunque l'Ala Rossa e l'Ala bianca (di 175 cc), l'Ala Azzurra e l'Ala Verde (di 250 cc), e l'Ala d'Oro di 350 cc. Quest'ultima moto fu mandata, anch'essa, dal Paso. Poi arrivò quella maledetta domenica di maggio. Mi trovavo, assieme a tutta la mia famiglia, a fare una scampagnata. Un prato, i cestini e le radioline. Arrivò la notizia e vidi mio zio Dino mettersi a piangere. E io, io mi ricordo ancora persino della data precisa. Avevo dieci anni.


Renzo Pasolini sul podio. Fiori e canottiera da muratore.

Ecco, una Aermacchi Harley Ala Verde sopra casa. Ora forse lo avrete capito com'è fatto questo blog, e perché c'è. Un quarto d'ora dopo, l'Ala Verde già se n'era andata; e aveva lasciato un alone di non so cosa, un paio d'occhiali, una canottiera e un sogno travestito da ricordo; o un ricordo travestito da sogno, chissà.