L'amico Io non sto con Oriana (si ignora con chi stia, ma almeno si sa con certezza che con l'Oriana 'un ci sta, oh) non può essere definito un Treggista in senso proprio; però, dato che ha l'abitudine di passar le ferie in posticini tipo l'Incògnistan o l'Ematuria del Nord così come noi li passiamo al Cinquale o a Milano Marittima, non manca mai, al ritorno dalle sue scorribande, di farmi qualche bel regalino. E che regalino, direi.
Così, quest'anno, al ritorno dall'Armenia e dal Nagorno-Karabakh (che io chiamo Caratù Carabài), eccotelo con questa strabiliante GAZ 12-ZIM (prodotta dal 1950 al 1959) con targa armena, ripresa al Vernissage di Yerevan (il Vernissage, nonostante il nome modaiolo, è un mercato popolare dove si puà trovare di tutto, dai cardini per le porte e finestre ai vecchi cellulari stile socialismo reale, fino agli elefanti rosa; insomma, una specie di Porta Portese dell'Hayastan) non più di una settimanetta fa.
La GAZ (in russo: ГАЗ - Горьковский автомобильный завод, Gor'kovskij Avtomobilskij Zavod ovvero "Fabbrica di Automobili di Gor'kij") fu fondata nel 1929 in base ad un accordo, udite udite, tra Henry Ford e l'Unione Sovietica. Gli affari sono affari e money is money. Da qui la linea decisamente americanissima di queste enormi vetture che rappresentarono a lungo il sogno proibito di ogni cittadino dell'URSS: possederne una significava far parte dell'establishment. La 12-ZIM fu prodotta comunque in oltre 21.000 esemplari. Curioso ciò che significa la sigla "ZIM": è l'abbreviazione di Zavod Imeni Molotova, vale a dire: "Stabilimento Molotov". Così si chiamava il particolare stabilimento di Nizhnij Novgorod (che all'epoca si chiamava Gor'kij) dove era prodotta. Una macchina Molotov, insomma.
Io dico che, se avesse la parola (e forse cellà, come dicono tipicamente nel Caucaso), questa vettura ne potrebbe raccontare parecchie, di cose. All'ombra dell'Ararat, la montagna sacra degli armeni coi turchi che gliel'hanno fregucchiata, nonché protagonista -alcuni anni fa- di una simpatica alluvioncella che vide l'approdo di una curiosa imbarcazione carica di animali e condotta da un vecchio signore con la barba bianca (ma non era Eugenio Scalfari). Proprio una bella e straordinaria Treggiàrarat ci ha mandato colui che non sta con l'Oriana; e concludiamo opportunamente proprio con una sua foto della montagna in questione.
...E poiché di tregge di quelle bizzarre parti, e che tregge!, me ne ha mandate diverse, una bella categoria "ad hoc" ci starà dimolto bene. Preparatevi a strabuzzare gli occhi, credetemi.
Così, quest'anno, al ritorno dall'Armenia e dal Nagorno-Karabakh (che io chiamo Caratù Carabài), eccotelo con questa strabiliante GAZ 12-ZIM (prodotta dal 1950 al 1959) con targa armena, ripresa al Vernissage di Yerevan (il Vernissage, nonostante il nome modaiolo, è un mercato popolare dove si puà trovare di tutto, dai cardini per le porte e finestre ai vecchi cellulari stile socialismo reale, fino agli elefanti rosa; insomma, una specie di Porta Portese dell'Hayastan) non più di una settimanetta fa.
La GAZ (in russo: ГАЗ - Горьковский автомобильный завод, Gor'kovskij Avtomobilskij Zavod ovvero "Fabbrica di Automobili di Gor'kij") fu fondata nel 1929 in base ad un accordo, udite udite, tra Henry Ford e l'Unione Sovietica. Gli affari sono affari e money is money. Da qui la linea decisamente americanissima di queste enormi vetture che rappresentarono a lungo il sogno proibito di ogni cittadino dell'URSS: possederne una significava far parte dell'establishment. La 12-ZIM fu prodotta comunque in oltre 21.000 esemplari. Curioso ciò che significa la sigla "ZIM": è l'abbreviazione di Zavod Imeni Molotova, vale a dire: "Stabilimento Molotov". Così si chiamava il particolare stabilimento di Nizhnij Novgorod (che all'epoca si chiamava Gor'kij) dove era prodotta. Una macchina Molotov, insomma.
Io dico che, se avesse la parola (e forse cellà, come dicono tipicamente nel Caucaso), questa vettura ne potrebbe raccontare parecchie, di cose. All'ombra dell'Ararat, la montagna sacra degli armeni coi turchi che gliel'hanno fregucchiata, nonché protagonista -alcuni anni fa- di una simpatica alluvioncella che vide l'approdo di una curiosa imbarcazione carica di animali e condotta da un vecchio signore con la barba bianca (ma non era Eugenio Scalfari). Proprio una bella e straordinaria Treggiàrarat ci ha mandato colui che non sta con l'Oriana; e concludiamo opportunamente proprio con una sua foto della montagna in questione.
...E poiché di tregge di quelle bizzarre parti, e che tregge!, me ne ha mandate diverse, una bella categoria "ad hoc" ci starà dimolto bene. Preparatevi a strabuzzare gli occhi, credetemi.