sabato 11 ottobre 2014

Genova



In questi giorni abbiamo appurato tutta una serie di cose imprevedibili.

Tipo che a Genova, più o meno ogni anno a ridosso e durante il mese di ottobre, c'è l'alluvione e vanno di fuori il Bisagno, il Rio Fereggiano e altri corsi d'acqua, facendo morti, danni incalcolabili e trasformando interi quartieri della città in paludi e fangaie. Dico: ogni anno.

Poi abbiamo imparato che la gestione territoriale della città di Genova e del suo entroterra è stata, ed è, qualcosa di più che criminale. Altra cosa del tutto imprevedibile: e così, oltre alle annuali alluvioni d'acqua e fango, i genovesi si devono sorbire quotidiane alluvioni di bla bla bla.

Abbiamo infine imparato che, nel 2014, c'è il boom dei meteo che sono talmente imprevedibili da prevedere ogni cosa, tranne quando ci sarebbe da prevederla per evitare catastrofi. Bravissimi a affibbiare nomi truculenti alle ondate di caldo e di freddo, ma del tutto incapaci di emettere comunicati quando si avvicina qualcosa di grave per davvero. E così diventa tutto imprevedibile: la tempesta del 19 settembre a Firenze, l'ennesima alluvione di Genova. 


In questo blog, Genova è una città importante.

Lo è soprattutto per le tante e tante foto mandatemi nel corso degli anni dall'amico Fabrizio, che la percorre in lungo e in largo, nei suoi angoli più riposti e segreti, per scovare vecchie automobili. Un viaggio per cortili, stradine, parchi, discariche, luoghi spesso abbandonati; è uno sguardo, il suo, che mostra Genova in tutta la sua bellezza quotidiana, popolare, dimenticata.

Un viaggio fatto di vecchie carcasse di 500, come questa (del 1967) ripresa in via del Costo a Sestri, che sembra avere addosso fango di chissà quante alluvioni. Stratificazioni. Avrà fatto in tempo a beccarsi addosso anche quella dell'ottobre del 1970, quella dei 44 morti, quella del non accadrà mai più.

E non so più, davvero, che cosa dire. Come canzone, ci metto quella più logica visto che è ambientata proprio durante l'alluvione genovese del '70: Dolcenera di Fabrizio De André. Ma non è proprio questione di canzoni. Sarebbe questione di ben altro.