giovedì 9 ottobre 2014

...lo scendere e 'l salir per l'altrui (auto)scale



Una meraviglia. Non ci sarebbe, in fondo, altro da dire e il post dovrebbe finire qui. Però, qualcos'altro da dire su questo automezzo, forse c'è.

Ha una storia blogghistica un po' particolare e quasi truce. Sono mesi che questa autoscala dei Vigili del Fuoco, in condizioni pressoché perfette, se ne sta, priva di targa, all'esterno della vecchia caserma "Perotti" di Coverciano, in via del Gignoro; e sono tuttora a chiedermi come si faccia a mettere un mezzo del genere, un Fiat 643N prodotto tra il 1952 e il 1963 (e che ha, quindi, tra i cinquantuno e i sessantadue anni [!!!]) davanti a una caserma, e lasciarcelo senza targa e senza nulla. Chi ce lo avrà portato? Le uniche risposte possibili sono "Boh" e "42".


Dicevo che erano mesi che lo vedevo; e, una sera, mi ero ardito anche a fotografarlo con lo smartòfono, pur conscio che ne sarebbe venuto fuori, a buio, una schifezza. Il problema è stato risolto alla radice da un tizio, spuntato fuori da dietro il camion (era circa mezzanotte), palesemente alterato e dal fare minaccioso, che mi ha intimato di levarmi di mezzo sennò mi spaccava. Ora, il tizio in questione sarà stato un metro e sessanta scarso; se avessi accettato di metterla in rissa, non so proprio quanto mi avrebbe spaccato. Ma non si sa mai, e poi non merita certamente mettersi a far casino per fotografare una treggia (perdipiù con la certezza che le foto non sarebbero venute bene). Quindi ho girato il culo e me ne sono andato, ovviamente senza chiamare gli sbirri. Non è mia abitudine. Però gliela ho giurata,  a quello lì; giurata dal punto di vista squisitamente treggistico, va da sé. Per il resto, non sarò certo io a creare ulteriori problemi a uno che di problemi ne deve avere già a sufficienza, e sono del tutto favorevole a un certo grado di insicurezza da opporre a una delle più acute disgrazie di questo tempo, la cosiddetta sicurezza. Quindi, qualche tempo dopo, sono tornato sul posto in pieno giorno e finalmente munito della Fugina.


Narrata questa trùcida storia, eccoci di fronte alla mysteriosa autoscala abbandonata accanto a una vettura telonata. Come si può vedere, non è sfuggita soltanto al sottoscritto: è stata preda di un qualche writer. Ora, lungi da me inveire contro tale forma di arte metropolitana, anche se gli scarabocchi vergati con la bomboletta sul muso dell'autoscala non sono certo di Banksy. Però, come dire, ogni tanto pigliarne uno e sbattercelo col muso non sarebbe male; dietro ci aveva un muro bianco praticamente vergine, poteva sbizzarrirsi come gli pareva, ed ecco che invece decide di scarabocchiare sull'autoscala ultracinquantenne. Ma vada a farselo troncare nel culo lui e tutte le sue bombolette spray, chiunque sia. Fine della pacata considerazione.


Nessuno, chiaramente, rimetterà mai in sesto l'autoscala; la quale meriterebbe ben altra sorte, tra notturni ospiti spaccatori e writers metropolitani. Però così è; è la città, baby. Con tutto ciò che comporta, i suoi piccoli e grandi misteri, le sue insicurezze notturne e i suoi scarabocchiatori spray. Un blog di strada, questo è, tutto uno scender e salir per l'altrui scale, e talvolta pure autoscale.


La musica, già. E ci voleva una canzone di pompieri e autoscale, in questo caso utilizzate per piacevoli incombenze lasciando allegramente bruciare un magazzino di caffè. Così ho ritirato fuori dalla memoria questo Incendio a Rio del 1967, cantato in italiano da Sacha Distel e del quale da ragazzino avevo il disco, pensate un po'. Direi che ci sta proprio bene, con l'augurio che anche l'autoscala abbandonata davanti alla caserma possa di nuovo servire come narrato nella canzone.