domenica 8 dicembre 2013

Isolott's Black Cab




In questi giorni, l'officina specializzata in auto d'epoca dietro casa mia ha deciso di trasformare l'Isolotto in un quartiere londinese. Fuori dall'officina staziona infatti quasi fisso nientepopodimeno che un autentico Black Cab con tanto di guida a destra. A dire il vero, la prima volta lo avevo beccato in un orario un po' problematico per qualcosa di nero, tipo verso le una e un quarto di notte; molto meglio approfittare della ribeccata un paio di giorni dopo, in una luminosissima e freddissima giornata invernale.

Il Black Cab londinese "classico" ha avuto diverse generazioni fin da quando fu cominciato a produrre, nel 1948. Generalmente si crede che sia un modello Austin, e la cosa ha una sua precisa ragion d'essere in quanto il primo produttore fu la carrozzeria Carbodies (nome originalissimo: significa, infatti, "Carrozzerie"!) di Coventry; la quale, peraltro, era associata in partnership con la Austin Limited. Il primitivo "Black Cab" del 1948 è noto come Carbodies Austin FX3; il suo successore, che esordì nel 1958, è il modello che vediamo in questa e nelle altre foto di Black Cabs presenti nel TB. Originariamente era il Carbodies Austin FX4, la cui produzione durò, immutata, fino al 1997; solo che, nel 1973, l'intera Carbodies era stata rilevata dalla Manganese Bronze Holdings (sempre con sede a Coventry), indi per cui si deve parlare propriamente di Manganese Bronze Austin FX4. Il TB prende per assunto di non aver registrato modelli anteriori al 1973, sebbene sia praticamente impossibile distinguerli (questo, però, ha un cruscotto e una plancia di foggia moderna, ed è quindi un modello recente). Mandato in pensione nel 1997, l'Austin FX4 è stato sostituito da taxi maggiormente "in linea coi tempi", lo LTI TXII e lo LTC TX4 (da segnalare che alcuni esemplari sono gialli). Recentemente la Manganese Bronze è andata in crisi, e i "Cabs" londinesi sono diventati...cinesi, in quanto l'azienda è stata rilevata dalla cinese Geely.

Peu importe. Importa, se magari qualcuno non è mai stato a Londra e non ne ha mai preso uno (io a Londra ci sono stato, ma girando rigorosamente in metrò e con l'autobus), constatare il principio che fa di queste vetture delle vere e proprie cabs, cioè carrozze. Il principio è ispirato alle carrozze a cavalli pubbliche che furono il vanto di Londra nel XIX secolo: un solo sedile posteriore in un vano amplissimo, dove si può sedere stendendo le gambe a proprio agio.

Insomma, si potrebbe cominciare proprio dall'Isolotto a metter su anche a Firenze un servizio taxi "alla londinese", magari estendendo anche ai fiorentini la severissima procedura ("The Knowledge", come viene detta) vigente a Londra e che viene in media rimbalzata per 13-14 volte dai candidati che hanno chiesto la licenza. Devono, fra le altre cose, conoscere a menadito le 25.000 vie londinesi compresi alberghi e monumenti principali, e saper trasportare un passeggero fino al punto richiesto seguendo il più breve itinerario possibile. Sui taxi londinesi è tuttora vietato qualsiasi marchingegno tipo navigatore satellitare, una mia fissazione quando guidavo le ambulanze e vedevo gli autistini nuovi non conoscere nemmeno le strade del quartiere. Andavo noto come lo "stradario vivente", ma tanto ora sono cose consegnate al passato; come si dice, ford transit gloria mundi.