lunedì 12 aprile 2010

Boia dé (FF/02)




Livorno è una città tutta a sé. Pigliamo ad esempio l'ingegner Giotto Bizzarrini, nato giustappunto a Livorno il 6 giugno 1926; lavora prima per l'Alfa Romeo, poi passa alla Ferrari e progetta la Testarossa 3000 a 12 cilindri, la 250 Spider California, la 250 GTO. Stringe amicizia con un altro toscano, il pistoiese Carlo Chiti, e insieme cosa fanno all'apice del successo professionale? Zàng, lasciano la Ferrari e le loro nebbie padane. Insieme fondano la ATS (Automobili Turismo e Sport), che però avrà vita breve; il Bizzarrini, allora, decide di tornarsene a Livorno; ché i livornesi, scrivano canzoni o costruiscano macchine, son fatti così.

Tornato a Livorno, Giotto Bizzarrini dà vita ad una delle più sconosciute e incredibili avventure industrial-artigianali toscane. Crea un'azienda, la Autostar, con lo scopo di progettare nuovi motori. Si mette insieme a un altro strano ingegnere, Renzo Rivolta, che fabbrica frigoriferi, motociclette e una microvettura assolutamente fuori di ceppa per l'epoca; e poiché la sua fabbrica si chiama Iso Rivolta, la microvettura viene chiamata Isetta. Il Rivolta, però, vorrebbe fabbricare anche auto sportive: assieme al Bizzarrini da Livorno, ne nasce la Iso Grifo, con un 8V Chevrolet e 400 cavalli di potenza.

È, a questo punto, il 1964. Giotto Bizzarrini decide di fare da sé, e, sempre a Livorno, si mette in testa di costruire la risposta livornese alla Ferrari. Niente di meno. Con la sua Prototipi Bizzarrini fabbrica un centinaio di vetture. Questa che vedete è una Bizzarrini 5300 GT, rigorosamente targata Livorno, di cui sono stati fabbricati esattamente 14 esemplari. Questo ne è, appunto, uno. Quando mi sono avvicinato al proprietario per chiedergli che accidente fosse, questo mi ha risposto: Ma come! È una Bizzarrini!; insomma, come se tutti i giorni, nel parcheggio del Lidl o in coda sulla Salviati, si vedessero torme di Bizzarrini cinquemilatré. Poi ho ardito chiedergli il valore di mercato della vettura, e mi ha sussurrato in un orecchio una cifra che ancora mi provoca incubi di non facile dissolvimento.