Fermi, fermi. Ma che ci fa il vostro Treggista preferito, vale a dire il sottoscritto, alla guida di quella cosa là...? Facendo pure un inequivocabile gesto con la mano...? O che cose le son queste...? Forse che, a furia di fotografare tregge su tregge, una gli si è finalmente materializzata sotto il culo...? In effetti, ad un certo punto è comparsa per la strada:
Comparsa sì, e in tutto il suo splendore, in una bella domenica primaverile. Tutto quadrerebbe: il sogno primaverile del Treggista, la vettura che si materializza e il Treggista che s'invola via per le nuvole salutando cerimoniosamente. Bella storia. Peccato che la vettura in questione si sia sì materializzata, ma guidata dal legittimo e fortunato proprietario; e che il Treggista, trovandosi colà in servizio lavorativo, si sia limitato a chiedere assai cortesemente e umilmente il permesso di sedersi per un momentino alla guida per farsi fotografare e coltivarsi una minuscola illusione di un minuto e mezzo. A bordo di questa cosa qui, che poi è una Fiat Balilla del 1932:
Ecco qua. Un minuto e mezzo, che mi piacerebbe descrivere come di pura emozione o roba del genere. Purtroppo, quando c'è di mezzo il sottoscritto, anche l'emozione deve far conto con le dimensioni. Non credo abbiate presente una Balilla del 1932, e fino a quel momento non l'avevo presente nemmeno io. Evidentemente, nel 1932, le dimensioni dei pochi italiani che avevano un'automobile dovevano essere assai ridotte. Per infilarmici dentro, e coltivare il minuto e mezzo di emozione, mi son dovuto esercitare seduta stante nell'arte del contorsionismo; poi è stata scattata la foto che mi ritrae alla guida (in realtà non ci ho fatto nemmeno un centimetro perché non saprei nemmeno come si mette in moto, una vettura del genere...), ed è arrivato il terribile momento in cui sono dovuto uscirne.
Dire che la scena è stata da Ridolini, o da Oggi le comiche, non rende bene l'idea. Mi ci ero letteralmente incastrato dentro. Ad un certo punto il proprietario della vettura, che non deve valere pochino, si è messo le mani nei capelli. Ho dovuto prendermi da solo a cazzotti le gambe per sortirne fuori; alla fine ce l'ho fatta, in preda a dolori articolari atroci e con il proprietario che ringraziava la Madonna, Padrepìo, Sant'Antonio da Padova e Santa Rita da Cascia per lo scampato pericolo.
Ma resta quell'irripetibile minuto e mezzo, e una foto che mi ritrae vestito a bischero dentro quella nuvola blu targata Bergamo; le son le piccole meraviglie de' pòeri.
Ecco qua. Un minuto e mezzo, che mi piacerebbe descrivere come di pura emozione o roba del genere. Purtroppo, quando c'è di mezzo il sottoscritto, anche l'emozione deve far conto con le dimensioni. Non credo abbiate presente una Balilla del 1932, e fino a quel momento non l'avevo presente nemmeno io. Evidentemente, nel 1932, le dimensioni dei pochi italiani che avevano un'automobile dovevano essere assai ridotte. Per infilarmici dentro, e coltivare il minuto e mezzo di emozione, mi son dovuto esercitare seduta stante nell'arte del contorsionismo; poi è stata scattata la foto che mi ritrae alla guida (in realtà non ci ho fatto nemmeno un centimetro perché non saprei nemmeno come si mette in moto, una vettura del genere...), ed è arrivato il terribile momento in cui sono dovuto uscirne.
Dire che la scena è stata da Ridolini, o da Oggi le comiche, non rende bene l'idea. Mi ci ero letteralmente incastrato dentro. Ad un certo punto il proprietario della vettura, che non deve valere pochino, si è messo le mani nei capelli. Ho dovuto prendermi da solo a cazzotti le gambe per sortirne fuori; alla fine ce l'ho fatta, in preda a dolori articolari atroci e con il proprietario che ringraziava la Madonna, Padrepìo, Sant'Antonio da Padova e Santa Rita da Cascia per lo scampato pericolo.
Ma resta quell'irripetibile minuto e mezzo, e una foto che mi ritrae vestito a bischero dentro quella nuvola blu targata Bergamo; le son le piccole meraviglie de' pòeri.