venerdì 16 aprile 2010

La saga di Pontenure (2): International Coso Strano's, Inc.






All'esterno della premiata Officina Marcotti Angelo di Pontenure, il paese di Cavanna, stazionava effettivamente un coso strano. Di un incredibile color celeste, ancor più messo in risalto dalla meravigliosa giornata primaverile, un furgone. Anzi no, il bisnonno del pick-up. Qualcosa che più americano non si potrebbe: lo stesso nome di pick-up (alla lettera: "raccogli, fai saltare su") deriva appunto dalla gente che, per le polverose strade del Midwest o chissà dove, saltava sul cassone dei furgoni per un passaggio. Dopo il debito saldato ai film, alla grande depressione, a James Dean e a quant'altro, mi sono ripreso e ho pensato: "È un Dodge". E invece so, ladies and gentlemen. Non è un Dodge.

Ho cominciato a fotografare; e siccome il proprietario, il signor Marcotti Angelo, era per l'appunto in officina a baloccarsi divertendosi come un matto (alle due del pomeriggio d'un sabato del genere, chi se ne sta in officina non lavora, bensì si dedica alle cose che gli piacciono sul serio), mi sono avvicinato per chiedergli il permesso (quando già avevo fatto quattro delle cinque foto, peraltro). Dapprima un po' perplesso, il signor Marcotti (che in qualcosa del suo aspetto ricorda Cavanna) si è poi lasciato andare; deve aver fatto due più due, sentendo il mio accento non propriamente pontenurese e concludendone che uno che viene portato appositamente là per fotografargli il coso strano deve averci proprio una passionaccia per certe vetture.

E così è cominciata la mezzora della Saga di Pontenure; mentre io guardavo dentro l'officina non sapendo più dove dar cogli occhi, il signor Marcotti spiegava che sì, somigliava molto a un Dodge, ma era invece un International Navistar del 1947, con targa originale milanese. Da lui interamente rimesso in sesto, con il lunotto anteriore che si apre tipo vasistas all'incontrario per lasciar passare l'aria, con tutta una serie di cose e di accorgimenti tecnici artigianali che avrebbero bisogno ognuno di un post a sé. Insomma, una cosina sulla quale il signor Marcotti deve aver passato parecchi sabati a aggeggiare con le sue sante manone di artista. Perché in altro modo non mi riesce proprio di chiamarlo. Il risultato è che, vualà, al primo giro di chiave l'International è partito come se niente fosse, come se fosse uscito appena dalla fabbrica di Chicago, Illinois; e, se anch'io odio i nazisti dell'Illinois, sicuramente amo le tregge dell'Illinois. Specie se hanno 63 anni! E capisco bene che il signor Marcotti vi abbia apposto il logo della sua officina, quasi a farne il "mezzo di rappresentanza".