venerdì 16 aprile 2010

La saga di Pontenure (1): Intro. Cavanna. L'officina Marcotti.


Sapete di quei posti strani che il caso fa conoscere solo di nome, e dove poi un bel giorno il destino ti deposita dopo una serie di vicende quantomeno pittoresche? Ecco, per me Pontenure, vicino a Piacenza, rappresenta perfettamente uno di quei posti. Il nome di Pontenure l'ho conosciuto molti anni fa, quando abitavo nella Francia del nord, per via di un libro, Les Ritals ("Gli italiani") di François Cavanna. È il signore che si vede nella foto sopra.

Cominciando coi casi e coi destini, va detto subito che François Cavanna è nato il 2 febbraio 1923 a Nogent-sur-Marne, vale a dire esattamente nella città dove a lungo ha abitato il Colonnello Kurtz, uomo privo di fantasia che, in compenso, ultimamente sta diventando ricchissimo di Tregge. François Cavanna è uno dei principali scrittori e disegnatori satirici francesi: è il fondatore di Hara-Kiri, che poi divenne (nel 1970) il celeberrimo Charlie Hebdo.

(Mi piacerebbe poter parlare maggiormente di chi mi abbia fatto conoscere Cavanna, regalandomi un libro che è uno dei miei punti fermi: Cœur d'artichaut ["Cuor di carciofo"] ; sfortunatamente quella persona, che per l'appunto è colei per la quale mi trovavo nella Francia del nord tra il luglio del 2002 e il maggio del 2003, non credo avrebbe nessun piacere nel vedersi qui nominata; e non lo faccio.)

Di François Cavanna nessun libro è stato mai tradotto in italiano; ma oltre ad essere un satirista (si dirà così? Sennò mi viene da dire un satiro...) geniale, ha scritto anche tutta la storia della sua vita e delle sue complicatissime avventure. Les Ritals, di cui parlavo prima, ne è la prima parte. "Gli italiani", perché il padre di Cavanna era italiano. Esattamente di Bettola, in provincia di Piacenza, cittadina dove sono nati sia l'ultimo poilu francese, Lazare Ponticelli (vale a dire l'ultimo veterano della I guerra mondiale, morto il 12 marzo 2008 all'età di 110 anni), sia l'attuale segretario del PD, Bersani. In Francia c'era capitato a fare il muratore, aveva sposato una francese e era nato François; Les Ritals comincia con due mitiche pagine in cui lo scrittore enumera tutte le (numerose) bestemmie che sentiva in bocca al padre, tessendone sperticati elogi (sia delle bestemmie, sia del padre).

Finita la guerra, che per Cavanna non fu uno scherzetto (fu deportato in Russia), nel 1946 provò il desiderio di vedere il paese dov'era nato suo padre; fu così che vi si recò in bicicletta, da Nogent-sur-Marne; e poiché Bettola è in Valnure, passò per l'appunto da Pontenure. È in questo modo che ho conosciuto il nome di questo paese. Non saprei dire perché mi rimase subito così impresso (forse perché me lo immaginavo pronunciato alla francese, Pontenür, curiosamente quasi identico alla pronuncia dialettale piacentina, Pontnür). Da allora Pontenure è per me "il paese di Cavanna", anche se la cosa non è esatta.

Passano gli anni, e passa anche un altro bel popo' di cose. Un bel giorno arriva l'oramai celeberrima e mitica piasintëina, e la prima volta che mi reco in treno a Piacenza mi accorgo che la linea ferroviaria Bologna-Milano attraversa anche Pontenure: normalmente non ci se ne accorge nemmeno per la velocità, ma il caso vuole che -probabilmente per una precedenza- il treno rallenti e si fermi proprio in quella piccola stazione. In quel momento mi squilla il cellulare: è la piasintëina che mi chiede dove sono. "A Pontenure! Il paese di Cavanna!"; mi viene spontaneo, così. Il paese di chi ?!?, mi sento rispondere all'altro capo del telefono; e così, una volta arrivato, mi tocca (con molto piacere, peraltro) raccontare tutta quanta la storia.

E poi, di anni ne passano altri. Finché, un bel giorno piuttosto recente, la medesima piasintëina non passa proprio da Pontenure, e si accorge di una cosina interessante.

Si accorge della premiata Officina Marcotti Angelo - riparazioni auto, e al telefono mi dice d'averci visto fuori un coso strano. Sabato scorso, finalmente, decide di portarmici: in questo modo la sorte mi spedisce nel paese di Cavanna, dopo anni in cui era stato soltanto un nome su un rigo di una pagina d'un libro che mi era bizzarramente entrato nella memoria lunga.

Il coso strano c'è, c'è eccome. Ma l'Officina Marcotti, ben presto, si rivela qualcosa di ben di più. Qualcosa che merita sia questo lungo post introduttivo, sia la saga che vedrete nei prossimi post. Preparatevi gli occhi, ché ve li state per rifare.